AA.VV. - Our Impact Will Be Felt (tribute Sick Of It All)

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2007
Durata:45 min.
Etichetta:Century Media
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. RISE AGAINST - BUILT TO LAST
  2. UNEARTH - CLOBBERIN TIME / WHAT'S GOING ON
  3. HATEBREED - RATPACK
  4. MADBALL - GIVE RESPECT
  5. BLEEDING THROUGH - THE TRUTH
  6. COMEBACK KID - STEP DOWN
  7. IGNITE - CEASE FIRE
  8. BOUNCING SOULS - GOOD LOOKING OUT
  9. PENNYWISE - MY LIFE
  10. KILL YOUR IDOLS - FRIENDS LIKE YOU
  11. SEPULTURA - SCRATCH THE SURFACE
  12. HIMSA - MALADJUSTED
  13. MOST PRECIOUS BLOOD - ALONE
  14. FIRST BLOOD - JUST LOOK AROUND
  15. STRETCH ARM STRONG - BUSTED
  16. WALLS OF JERICHO - US VS THEM
  17. SUICIDE MACHINES - GOATLESS
  18. BANE - WE STAND ALONE
  19. NO REDEEMING SOCIAL VALUE - WORLD FULL OF HATE
  20. NAPALM DEATH - WHO SET THE RULES

Line up

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Quando per una band arriva il momento del tribute album vuol dire che il suo apporto al mondo della musica è stato veramente importante, e penso che nessuno possa dire il contrario dei Sick Of It All, storico gruppo hardcore newyorkese a cui è dedicato questo tributo messo in piedi questa volta dalla Century Media. Più di venti anni di onorata carriera per la band dei fratelli Lou e Pete Koller, senza mai cambiare attitudine e continuando a macinare riff su riff e a vomitare rabbia nel microfono. Inevitabile, quindi, che la crema della scena metalcore e della nuova scena hardcore si riunisse per questo “Our impact will be felt (a tribute to Sick Of It All)”, e devo dire che rispetto a tante porcherie che mi sono capitate sotto mano questo cd si fa ascoltare con piacere. L’alternanza tra sperimentazione e ortodossia nel riproporre la cover in maniera molto fedele all’originale è un punto a vantaggio di questo tributo. Le versioni sicuramente più distanti sono senza ombra di dubbio quelle dei Napalm Death, alle prese con “Who set the rules”, grindizzata a dovere, e dei Sepultura, che per quanto abbiano sempre avuto incorporate nel loro sound notevoli influenze hardcore, soprattutto nell’ultimo periodo, rendono “Scratch the surface” ancora più pesante e corposa dell’originale. Non è un caso che queste siano le uniche due band più marcatamente metal presenti in questo tributo. Per quanto riguarda la frangia più modernista, capitanata di sicuro dai più noti Hatebreed, che ci regalano un’ottima versione di “Ratpack”, troviamo gli Unearth (“Clobberin time / What’s going on”), i Madball, i First Blood (“Just look around”), i Bleeding Through (“The truth”) e gli Himsa (“Maladjusted”). Tra questi spiccano senza ombra di dubbio gli Hatebreed e gli Unearth, mentre non mi hanno convinto molto i Madball, con una versione un tantino spompata di “Give respect”. Discorso a parte, invece, per i Walls Of Jericho, capitanati dalla micidiale frontwoman Candace, che stuprano “Us VS them” iniettando dosi massicce di violenza come solo loro sanno fare. Più spiccatamente hardcore old school il resto dei gruppi presenti, tra cui mi preme segnalare senza nessun ripensamento la bellissima versione di “Step down” dei Comeback Kid e i veterani Pennywise, sempre una sicurezza, alle prese con la splendida “My life”. Menzione di merito anche per “Busted”, coverizzata in maniera iper vitaminica dagli Stretch Arm Strong e per i Bane, che ci regalano un’ottima “We stand alone”. In generale, comunque, darei un mezzo voto in più a tutte le cover dei gruppi hardcore rispetto alle rivisitazioni più moderne della scuderia metalcore, che in più rispetto alle versioni originali hanno solo un suono più potente (neanche sempre adatto al tipo di brani), ma perdono certamente in cattiveria e immediatezza, due fattori imprescindibili se si parla di questo genere. A questo punto meglio la versione stravolta dei Napalm Death che mantiene in ogni caso l’attitudine giusta e non una qualsiasi cover semi spompata di un gruppo metalcore che non ha, come dicono a Napoli, la “cazzimma” giusta. Da un lato può essere giudicata azzeccata l’idea della Century Media di alternare gruppi più moderni, come sonorità, a quelli più ortodossi, in quanto permette a molti ragazzi più giovani di avvicinarsi ad una realtà fondamentale quale è quella dei Sick Of It All, ed evita, al contempo, di relegare questo prodotto al solo circuito punk/hardcore, operazione che di per sé non avrebbe molto senso, visto che chiunque ascolti un certo tipo di musica conoscerà certamente i SOIA. Dall’altro, però, per i più ortodossi, potrà suonare “strano” ascoltare alcuni classici immortali del combo newyorkese rivisitati in chiave metalcore per i motivi di cui sopra. Nel complesso un buon tributo, di molto superiore alla media di questo tipo di prodotti.
Recensione a cura di Roberto 'Dulnir' Alfieri

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