Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:41 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SKULLS OF THE ROTTEN (INTRO)
  2. STRUCTURES OF DEATH
  3. INTO THE FIRE OF HELL
  4. WRITTEN IN BLOOD
  5. A SPIRIT DRESSED IN BLACK
  6. FLESHCULT
  7. INTO THE CRYPTS OF SCATTERED SOULS
  8. ANTHEM OF DEATH
  9. NOTHING BUT FLESH REMAINS
  10. REST IN PAIN (R.I.P.)
  11. ABOUT MORTALITY
  12. WAR OF THE DEAD

Line up

  • Sven Gross: vocals
  • Mike Hanus: guitars
  • Bastian Herzog: drums
  • Oliver Grbavac: guitars
  • Nico Scheffler: bass

Voto medio utenti

Mi ricordo che ai tempi, circa una decina abbondante di anni fa, si poteva tranquillamente incorrere in scambi di battute di questo tipo: "Aò, hai mica sentito che figata l'ultimo dei Fleshcrawl?" "Mmm mah, a me sinceramente quel loro brutal death mi lascia alquanto indifferente" "Eh? Ma sei sicuro di non confonderti con i Fleshgrind?" "Chi, quelli di El Hymno Pagano? Marooo che palle!" "Ma no, ma che dici che dici, quelli sono i Soulgrind!" Insomma si tendeva un po a fare confusione e a confondere un gruppo con l'altro. Mettiamo quindi le cose in chiaro, i Fleshcrawl sono quelli bravi, sono i tedeschi che suonano, oramai quasi un ventennio ,un sano e violento swedish death metal sulle orme dei Dismember e primi Entombed. E' piuttosto strano sentire nel 2007 ancora questo tipo di sonorità, proposte con mestiere, professionalità e voglia di far male, confezionate con una produzione che forse è quella che si avvicina di più al buon Sunlight Studio andato, ma tutto sommato in questo periodo di continua riproposizione dei soliti cliché brutal/melodicdeath/math-core, lo spolvero di un altro cliché può senz'altro far piacere. I nostri si cimentano con buona fortuna in dodici canzoni, tutte ultracompatte e relativamente varie: si va dai spezzettati stacchi blast di "Written In Blood" e "War of the Dead" ai roboanti up tempo della titletrack, alle ritmiche lente e pesanti in stile Grave di "Into the Fire of Hell", anche se tutto sommato a farla da padrone sono i massicci cadenzati che picchiano come caterpillar contro le casse dello stereo. La più che discreta qualità dei riffs partorita dal gruppo alzerebbe ancora la media del disco, se non fosse che ad abbassarla ci pensa la voce alquanto insipida di Svenn Gross, ben lontana purtroppo dai fasti dei vari Lars Goran Petrov e Matti Karki. In finale, se volete qualcosa di valido e non troppo impegnato per allietare le vostre serate, "Structures of Death" può fare al caso vostro. Chi lo sa, magari facendoci sopra un poco di karaoke, potreste cantare pure meglio di loro...
Recensione a cura di Roberto 'Robbyy' Corbatto

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