Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:42 min.
Etichetta:Ferret
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. LETTER THING
  2. BREATHING'S FOR THE BIRDS
  3. NAGAINA
  4. THE NOTCHES THAT CREATE YOUR HEADBOARD
  5. PLEADING POST
  6. SLOW GOOD MORNING
  7. PREMATURITO EL BABY
  8. COMPOSER MEET CORPSE
  9. YOU WILL NOT BE WELCOMED
  10. NAIVE MONARCH
  11. RIVERSIDE
  12. THE FIRST DAY OF MY SECOND LIFE

Line up

  • Jeffrey Moreira: vocals
  • Chris Hornbrook: drums
  • Ryan Primack: guitar
  • Brad Clifford: touring guitar
  • Mike MacIvor: touring bass

Voto medio utenti

Un ritorno sul mercato piuttosto sofferto quello dei Poison the Well. Dopo ben 4 anni di attesa (dei loro fans s'intende) ecco che la band di Miami, la cui line up ufficiale è ormai ridotta al trio Jeffrey Moreira (voce), Chris Hornbrook (batteria) e Ryan Primack (chitarra), sbarca sul mercato discografico dopo aver salpato per quest'uscita già nel 2005 e dopo averne rinviato più volte la data anche a causa della ricerca di un'etichetta visto il divorzio dalla Atlantic Records. Per chi si fosse perso qualche puntata della carriera dei PTW ricordiamo che la band emerge sulla scena americana nel 1998 con la pubblicazione del loro primo album, "Distance Only Makes The Heart Grow Fonder", che attira subito l'attenzione della Trustkill Records, etichetta nata come fanzine punk-hardcore nel 1994, con cui pubblicheranno il primo album l'anno seguente; è appunto il 1999, quando esce "The Opposite of December... A Season of Separation", con cui si catapulteranno letteralmente nell'Olimpo delle band hardcore più famose, raggiungendo secondo la famosa rivista "Guitar World" la posizione numero 8 tra i migliori album hardcore di tutti i tempi. Ciò destò l'appetito della Major mentre usciva un altro album per la Trustkill, "Tear From the Red" (2002), seguito dall'uscita del video di "Botchla", pezzo dall'evidente attitudine metalcore, che portò alle stelle la popolarità dell'album, tanto che i PTW passano sotto l'Atlantic Records. Ed ecco il loro debutto per questa major, che porta il nome di "You come before you". Arriviamo dunque al 2006, anno che vede la separazione dall'Atlantic a causa di divergenze creative e che porterà all'ingaggio da parte dell'indipendente Ferret Music. La cosa fa ben sperare se non altro per il roster di band che la Ferret vanta (tra le altre Chimaira, Every Time I Die, In Flames, Remembering Never) ma il nuovo lavoro in questione, "Versions", rimane al di sotto delle aspettative. L'opener nonchè singolo "Letter Thing" è un pezzo a metà strada tra hardcore e rock'n'roll che, partendo abbastanza scontato recupera originalità per una cinquantina di secondi quando rallenta il tiro per poi terminare riprendendo esattamente il tema iniziale, ma almeno la giusta durata di appena 2 minuti e 28 secondi non secca oltre. L'ascolto prosegue con un pezzo dal sapore stoner, genere disseminato in tutto l'album, in cui la voce di Jeffrey Moreira fa tornare in mente quella di Josh Homme nelle parti pulite, e fa scivolare in una pigra discesa in cui si è sicuri di atterrare sul morbido ma che non manca di far sobbalzare strada facendo quando arrivano in screaming i versi "No matter the things I say/I've cared for you all my life". I toni non variano di molto in "Nagaina" ma quando sta per giungere Morfeo con il suo caldo abbraccio ecco che arriva "The Notches That Create Your Headboard" a ridestarci, ed ecco che fa capolino un po' di cattiveria nei suoni, cosa che non è di certo la prerogativa di quest'album, ma che forse si fa apprezzare maggiormente proprio perchè si fa attendere. La realtà è che "Versions" è un lavoro per gran parte della sua durata immerso in un liquido nostalgico, in cui ben si colloca ad esempio "Slow Good Good Morning", ma che probabilmente non farà breccia in quanti erano abituati a quelle sonorità orientate più verso il metalcore con cui i Poison The Well si erano fatti apprezzare in passato, basti pensare a una canzone come "Nerdy", che dalla sua uscita nel '99 è stato uno dei pezzi più in voga nelle cosidette "discoteche metal". Il carattere altalenante di questo ambiguo lavoro prosegue fino alla fine tra brevi sfuriate con riff hardcore e ballate che lasciano perplessi e che, se pur strategicamente orecchiabili, lasciano interrogativi aperti sulla band, sulla direzione che intende imboccare, su che cosa questa svolta stilistica rappresenti, una crescita interiore coscienziosa o un momento di indecisione artistica... Sta di fatto che il bacino di utenza dei nostri potrebbe comunque allargarsi proprio grazie a quest'album dai toni fruibili anche dal grande pubblico. Ma chissà come reagiranno i fans di vecchia data all'ascolto del penultimo pezzo, "Riverside", che si lascia adirittura immaginare come accompagnamento al galoppo in un film western! Probabilmente infatti bisognerebbe considerare esplicativo il titolo della track conclusiva, "The First Day Of My Second Life". Insomma se i Poison The Well volevano sorprendere non a torto possiamo dire che ci sono riusciti. Ma le sorprese a volte possono deludere...

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