Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2007
Durata:48 min.
Etichetta:Black Square

Tracklist

  1. A NEW ERA OF LIGHT
  2. FUNERAL FOR A WORLD
  3. SON EXCELLENCE DE LA DOULEUR
  4. INTRO DARKER THAN ALL
  5. DARKER THAN ALL
  6. HUMANITARIAN WAR MACHINE
  7. CHAOS BY NATURE
  8. A NEW ERA OF DARKNESS
  9. LOST TO THE ILLUSION OF HEAVEN

Line up

  • DarkOne: guitars
  • Frost: guitars
  • Sardius: bass
  • Evil Tongue: vocals
  • Horde: drums
  • Angelus: keyboards

Voto medio utenti

Delusi dall'ultimo Dimmu Borgir? Occhio a questi Scars Of Chaos allora, perchè "Humanitarian War Machine" potrebbe essere quel che fa al caso vostro. Sebbene gli aggettivi "estremo" e "sinfonico" possano sembrare stridenti posti uno accanto all'altro, questa band francese riesce nel difficile compito di coniugare entrambi questi due aspetti proponendo una musica che di certo non si tira indietro quando si tratta di dover picchiare, ma nel contempo non esagera con tastiere ed inserti sinfonici, evitando quindi di saturare di keyboards le nove tracce dell'album.
La base musicale è fortemente debitrice al black metal, con batteria onnipresente e martellante, voce screamante ed assolutamente incomprensibile, chitarre a tessere riff vorticosi e maligni e tastiere poste sullo sfondo, senza manie di protagonismo, a dare un tocco atmosferico-sinfonico più che apprezzabile. I momenti di pausa dall'incessante martellìo poi sono veramente sporadici e limitati nella durata, a dimostrare che suonare musica sinfonica non significa necessariamente cimentarsi in cose troppo mielose o esageratamente melodiche (Emperor docet!).
Certo, il risultato non fa gridare al miracolo, nè tantomento raggiunge i livelli toccati dai mai troppo osannati Emperor o dai primi Dimmu Borgir, ma certo si fa ascoltare con sommo piacere. Oddio, forse un pizzico di varietà in più non sarebbe da disdegnare, ma già così gli Scars Of Chaos ci servono sul piatto un bel disco che, come detto in apertura, da la biada all'insipido "In Sorte Diaboli" di Shagrath e Silenoz. Il che non è poco.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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