Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:35 min.
Etichetta:Code666
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. I HATE
  2. BEATING VIOLENCE
  3. RISEN INTO ABUSE
  4. BOLDLY ERECTED
  5. VEXER'S KULT
  6. CARNAL SPITE (HELD IN LEASH)
  7. HIERARCH IN LUST
  8. CATHARSIS IN PUNISHMENT
  9. VICECROWNED ORDER (DOBERMANN)

Line up

  • Nicola Bianchi: vocals, bass
  • Gionata Potenti: drums
  • Claudio Alcara: guitars

Voto medio utenti

Dio, che mazzata!!! Quando ho letto nella biografia la frase di un dj americano "If you think Marduk is the best Extreme Black Metal Band around you're wrong, those Italians demons blast 'em off..." ero già pronto a farmi una risata con l'ascolto, ma "Vicecrown" mi ha spento subito nel migliore dei modi, con quella scarica di violenza che risponde al nome di "I Hate". Batteria veloce e potente, chitarre taglienti, una voce che più malata è difficile trovarne... i toscani Handful Of Hate si presentano con la più classica delle formazioni di metal estremo: batterista, chitarrista e cantante che nel frattempo si occupa anche di suonare il basso. Un trio compatto e ben motivato, spinto dalla voglia di dimostrare anche su disco l'incredibile verve che ha sempre contraddistinto le sue esibizioni live. "Beating Violence" non è da sottovalutare rispetto all'opener: la partenza è simile alla precedente, ma è intorno al primo minuto che avviene il miracolo. Il chitarrista Claudio tira fuori dal cilindro un riff black da far accapponare la pelle, subito supportato dal drumming senza compromessi di Gionata. Questa soluzione si ripresenterà più avanti anche nella sesta traccia, che guarda caso è anch'essa una delle migliori dell'album. Se dovessi etichettare la musica non riuscirei a collocare con precisione "Vicecrown" in un determinato genere, a causa delle sue frequenti incursioni nel death metal di matrice americana, ma in linea di massima ci troviamo ad ascoltare quel brutal black metal che tanto ha reso famosa la Svezia negli ultimi anni. Il pregio degli Handful Of Hate è quello di aver composto un lavoro senza troppe pretese, schietto e in-your-face quanto basta. Il difetto è forse l'eccessiva monotonia dei pezzi, che alla fine finiscono per assomigliarsi tutti quando non entra in gioco un riff memorabile come descritto sopra. Anche il batterista, quasi sempre impegnato in un blast beat velocissimo, e il cantante, il cui screaming è assolutamente inintellegibile, non aiutano ad aggiungere un pò di varietà ad un album che comunque dura poco più di mezz'ora e finisce giusto in tempo prima di iniziare ad annoiare. Un ottimo ritorno degli Handful Of Hate, e una sfida lanciata all'elite del metal estremo europeo.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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