Korn - See You On The Other Side

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:61 min.
Etichetta:Virgin
Distribuzione:EMI

Tracklist

  1. TWISTED TRANSISTOR
  2. POLITICS
  3. HYPOCRITES
  4. SOUVENIR
  5. 10 OR A 2-WAY
  6. THROW ME AWAY
  7. LOVE SONG
  8. OPEN UP
  9. COMING UNDONE
  10. GETTING OFF
  11. LIAR
  12. FOR NO ONE
  13. SEEN IT ALL
  14. TEARJERKER

Line up

  • Jonathan Davis: vocals
  • Fieldy: bass
  • David Silveira: drums
  • James Shaffer: guitars

Voto medio utenti

Si è fatto un gran parlare, spesso a vanvera, riguardo al nuovo lavoro della band di Bakersfield. Ovviamente tutte le discussioni vertevano sull'uscita dal gruppo di Brian Welch, noto a tutti col soprannome di Head. Un musicista che ricopriva il ruolo di maggior compositore all'interno della band; logico che i fans si siano sentiti mancare la terra sotto ai piedi dopo il suo commiato, con un addensarsi di nubi cariche di timori riguardo alla nuova direzione che il songwriting avrebbe potuto intraprendere. Personalmente non ho mai considerato i KoRn come una estensione artistica del solo Welch, pur riconoscendone il merito assoluto di certe idee in musica. Ho percepito sempre il sound dei KoRn come un lavoro di squadra, una mistura perfetta di cinque Artisti, ottimamente amalgamati in una proposta musicale che, sin dal debutto del 1994, ha cambiato sostanzialmente la scena metal ed alternative mondiale. Per me i KoRn sono sempre stati Welch e Munky ( James Shaffer, l'altro chitarrista, spesso passato in sordina... ) con il loro innovativo modo di suonare, di creare strati su strati di un chitarrismo asfissiante, dal mood sempre oscuro e malato. Ma non dimentico certamente il drumming spettacolare di David Silveria, fantasioso e preciso come pochi ( e che dal vivo rende ancor di più ) oppure il basso guizzante e plenario, del sempre eccellente Fieldy. Per finire, la ciliegina sulla torta, la voce inconfondibile di Jonathan Davis, un cantante che ha riscritto il modo di cantare, forgiando un suo stile personalissimo, sofferto, rabbioso, sinceramente unico. Alcuni commenti, presi qua e la, indicavano una profonda delusione per questo " See You On The Other Side ", accusando i KoRn di aver intrapreso una strada senza uscita, sia per alcune scelte stilistiche, sia per la chiara mancanza di Head e del suo modo di vedere ed interpretare il sound KoRniano. Per come la vedo io, queste sono solo accuse senza senso in quanto, se da una parte è verissimo che il riffing classico di Head ( e Munky, ricordiamolo ) manca quasi totalmente, dall'altra bisogna togliersi le fette di prosciutto dalle orecchie e dagli occhi e riconoscere che tutto, e sottolineo TUTTO, il sound dei KoRn è cambiato. Non è che la struttura sia rimasta quella di " Issues " o di " Life Is Peachy " senza la chitarra di Head, qui tutto il circo ha cambiato lo spettacolo, per una direzione artistica sensata ed azzeccata. Incominciamo dalla produzione, perfetta, di The Matrix e Atticus Ross, producers super mainstream, i quali hanno conferito al disco un sound inappuntabile, oltre ad aver contribuito alla stesura dei brani. Tutto il disco suona meno oppressivo se paragonato al resto della discografia di Davis e soci, quasi a voler voltare pagina rispetto ad un passato che comunque rimane bello vivo, senza esser quindi rinnegato o disconosciuto. Nell'ascolto di queste 14 tracce, si nota subito il massiccio utilizzo di effetti vari, sia sulla batteria sia sulla voce, per un risultato finale molto particolare, che dona al disco un senso di freschezza e varietà, senza con questo asserire che le precedenti releases del combo peccassero in questo senso, sia chiaro. Il trittico iniziale è veramente da ko tecnico, si parte col singolo, super ballabile, " Twisted Transistor ", con linee vocali ruffiane, chitarre presenti ma con discrezione e un drumming effettato a dismisura. La successiva " Politics " ricalca in parte la vecchia produzione, con quelle linee vocali sussurrate e sofferte salvo poi spezzarsi su di un bridge che rimanda ai Soulfly, e che porta la canzone ad un altro chorus pregno di melodia ruffiana quanto basta. Con " Hypocrites " ci si scontra frontalmente con un riffing di scuola Disturbed, vocals saltellanti di un istrionico Davis ed un refrain assolutamente irresistibile. Anche nella quarta traccia, " Souvenir ", troviamo una nuova veste dei KoRn, più suadenti e quindi meno irruenti, con un riff portante molto arioso e linee vocali curate in maniera quasi maniacale. Echi di Marilyn Manson saltano fuori nell'ossatura di " 10 Or A 2-Way ", mentre in " Throw Me Away " sono gli insegnamenti lascivi e sordidi dei Nine Inch Nails a far capolino. Sulla stessa lunghezza d'onda prosegue anche " Love Song ", la quale alterna vocals più incisive salvo mantenersi molto catchy nei chorus. Una curiosa mescolanza tra Depeche Mode e Nine Inch Nails è senza dubbio " Open Up ", dal minutaggio forse troppo elevato anche se ci dona un finale molto rilassante. " Coming Undone " si presenta benissimo con un riff serrato, un Silveira dopato di effettistica ed un chorus che si stampa al primo ascolto. Anche nella seguente " Getting Off " le ritmiche di Munky sono abrasive ma non invasive, con un Davis a metà tra il growl e un cantato da simpatico paraculo. " Liar " è il brano più KoRn del disco, presenta addirittura quel rantolo tipico di brani come " Twist ", oltre al chorus più ficcante del platter. " For No One " e " Seen It All " rimangono anch'esse molto legate ai vecchi trademark dei KoRn, filtrati sotto un fitto lavoro da parte dei due producers mentre la conclusiva " Tearjerker " è una mosca bianca all'interno dell'intera discografia KoRnuta. Un brano soffertissimo, codificato su registri diversi dai soliti usati, quindi niente ardore ritmico, nessun vocalizzo sopra le righe, per un brano delicato e persuasivo al tempo stesso. In definitiva trovo questo settimo lavoro un ottimo disco. I KoRn hanno modificato parzialmente il loro songwriting, virando il proprio vascello verso mari più placidi. L'intensità c'è eccome, è stata modificata in qualcosa di meno " rumoroso " mantenendo comunque alto il livello emotivo. Un lavoro non facile da comprendere, date il tempo necessario a questo disco per essere scoperto, capito e svelato. Un solo ascolto sarebbe stupido, inutile ed irriguardoso per i quattro musicisti, i quali hanno dimostrato coraggio nel cambiare strada, lasciandosi dietro le spalle un sentiero che cominciava ad essere fin troppo battuto. Personalmente uno dei dischi di questo 2005.
Recensione a cura di Andrea 'ELASTIKO' Pizzini

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