Copertina SV

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:48 min.
Etichetta:Massacre Records
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. TILL THE FERRYMAN DIES
  2. HALLOWED BE MY NAME
  3. FLIGHT OF THE EAGLE
  4. TURN THE TIDE
  5. ALWAYS ALIEN
  6. ENGEL BRECHT'S
  7. SISTER MARY
  8. THE GAMBLER
  9. R.I.P. REST IN PAIN
  10. TILL THE FERRYMAN DIES (LIVE)

Line up

  • Lisa Croft: vocals
  • Thilo Zaun: guitars
  • Marc Simon: bass
  • Jan Zimmer: drums
  • Johannes Brunn: keyboards
  • Axel "A.J." Julius; guitars

Voto medio utenti

Quando Gianluca mi ha confermato la nuova line-up degli Scanner, che vede l'ingresso in formazione della nuova cantante Lisa Croft, mi sono subito immaginato come potesse essere questo nuovo lavoro della band di Amburgo, autrice di must epocali che si sono affermati nel tempo come capisaldi del più puro power metal tedesco. Ho pensato alla loro musica, che da anni affascina i metalheads di tutto il mondo, rinnovata da un nuovo cantato, femminile, che certo non sarebbe mancato di grinta; la copertina stessa di "Scantropolis", in perfetto stile Scanner, cominciava a procurarmi una certa acquolina in bocca. Parte il primo brano, "Till the Ferryman Dies"; tra me e me penso: "Ancora la radio?! E sì che ho infilato il cd, perché non parte? Boh...". Il brano termina e non sento commenti radiofonici; un dubbio pervade la mia mente: "vuoi vedere che allora il cd va, ma il Graz l'ha scambiato con un altro?".
Quando estraggo il cd dal lettore e leggo "Scanner - Scantropolis", un mondo mi crolla addosso. E questi sarebbero gli Scanner?! Ma se sembrano i Cranberries! Mio Dio, la band "più power metal" dell'universo, la band che ha segnato la storia della musica tedesca con un album SPETTACOLARE quale "Hypertrace", che mi registra una cosa del genere?!
Partiamo con ordine: la voce è completamente fuori luogo; scarica, totalmente priva di mordente, fiacca, apatica e del tutto inespressiva. Le canzoni sono di una pochezza impressionante, non c'è nulla del passato, ma persino il nuovo sound tentato è banale, scontato e completamente povero di valide idee. Le basi ritmiche (non chiamatela batteria quella, per carità!) simil-elettroniche che aprono brani quali "Always Alien" sono un insulto quanto proposto sinora della band. Capisco che si possa crescere musicalmente e che si possano imboccare strade diverse con il passare degli anni, in fondo anche "Ball of the Damned" era diverso dagli esordi e più vicino ai trend del momento, ma qui si esagera. A.J. Julius, unico musicista rimasto dagli esordi nella band, avrebbe dovuto avere almeno il buon gusto di abbandonare il monicker originario e tentare così questa nuova strada musicale senza sfruttare il "mito Scanner" che da più di un decennio affascina i ragazzi di tutto il mondo. Sinceramente non so nemmeno quanto possa trarre vantaggio da questo abuso, chi ama quanto fatto in passato dalla band tedesca non potrà che rimanere cocentemente deluso dalla docilità di un album inutile come "Scantropolis".
La nuova band di Axel Julius, che mi rifiuto di chiamare Scanner, alza qua e là i toni, anche se raramente, come in "Sister Mary" (unico episodio ascoltabile del lavoro), ma il tutto non sembra nulla di più di un pietoso contentino dato ai vecchi fans.
Per quanto mi riguarda considero gli Scanner morti definitivamente nel 1997 con "Ball of the Damned". Se tuttora piango dall'emozione nell'ascoltare capolavori di canzoni quali "Terrion" o "Across the Universe", non vi nego che oggi ho avuto gli occhi velati dallo sconforto per questo insulso insulto al passato. Una vera indecenza, che spero di dimenticare al più presto; a meno che in questi sei mesi Joey de Maio non se ne esca con un album di flamenco, penso già di poter considerare questa come la più grande delusione musicale dell'anno.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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