Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2002
Durata:45 min.
Etichetta:Inside Out
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. POWERTRIP
  2. COMIN' DOWN
  3. ANYBODY THERE
  4. THE HAUNTED
  5. THE DROWNING MACHINE
  6. YOU
  7. UNDER THE WEIGHT OF MY STONE
  8. ONCE
  9. ONE BULLET
  10. EMPTY
  11. CRY FOR TOMORROW

Line up

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Le prime note sulla bio recitano:"This is a kind of diary about the past two years of my life....The lyrics are especially philosophical, but they are very personal".
Ciò può già costituire un elemento indicativo per descrivere questo debutto dei Dead Soul Tribe.
Siamo al cospetto di liriche altamente introspettive, non proprio gioviali e questo non può che trovare pieno riscontro nella musica su cui vengono adagiate.
I Dead Soul Tribe costituiscono il nuovo progetto di Buddy Lackey, singer originario dei Psychotic Waltz, che per l'occasione si identifica con lo pseudonimo di Devon Graves.
Per inquadrarne il contenuto stilistico, è proprio dai Waltz che bisogna partire.
Lackey non taglia i ponti col suo passato ,ma lo perpreta aggiungendone nuove matrici emozionali, altri spunti sonori. Progredendo stilisticamente, quindi? Non è ancora detto in definitiva. Lasciamo perdere i paragoni col passato: "A Social Grace", "Into The Everflow" e "Mosquito" rappresentano per Devon certamente un impegnativo passato con cui fare i conti, ma anche un discorso che già da questa prima uscita sembra volersi lasciare alle spalle nemmeno, poi, tanto lentamente. "DST", inoltre, è uno di quegli album che, se riascoltati dopo magari un mese, possono sicuramente mostrare aspetti che prima non si intravedevano. Mi sa che dovrò ancora far girare questo cd nel lettore per ancora un bel po' di ascolti, oltre il già abbondante numero compiuto, per ritenermi completamente addentrato nella sua ottica. Sta di fatto che l'album si fa apprezzare non poco: non solo non mi ci è voluto molto per farmi già coinvolgere da tutte le tredici composizioni qui contenute, ma noto con piacere che il gradimento resiste al logorio del tempo e dei ripetuti passaggi.
Non è fuori luogo, comunque, già considerare questo debutto omonimo come un buon, anzi, ottimo punto di partenza per questo progetto.
Se da un lato, così, ritroviamo le belle atmosfere pesanti, drammatiche e dilatate care agli Psychotic Waltz, ora notiamo come queste vengano investite di un certa rarefazione generale del sound; con anche accelerazioni sostenute, rinvenibili fin da subito con l'iniziale "Powertrip"; con un'ulteriore aggiunta di un certo alone psichedelico ed delle ultime dimesioni sonore indicateci dai Tool.
Bello, senza ombra di dubbio un gran lavoro.
Recensione a cura di Elio Bordi

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