Copertina 7

Info

Anno di uscita:2025
Durata:32 min.

Tracklist

  1. THE DARKEST THE PICTURE, THE BRIGHTER THE NEGATIVE
  2. CONFESSION
  3. THORNS
  4. WIDE AWAKE
  5. ABOUT YOU, ABOUT ME (FEAT. CROSSLANE)
  6. SPRINGTIME AWAKENS EVERYWHERE
  7. APRIL’S DAYS
  8. ALIEN
  9. DAMNATIO MEMORIAE (FEAT. STEAD)
  10. 10. FARE THEE WELL

Line up

  • Hakem Belleri: vocals
  • Daniel Damioli: guitars
  • Davide Bogarelli: guitars
  • Claudio Cristini: guitars
  • Carlo Ruperto: bass
  • Nicolas Helzle: drums

Voto medio utenti

Il debutto dei Mary Was a Machine, "Damnatio Memoriae", è uno di quei lavori che colpiscono per la maturità già evidente. La giovane band bresciana sceglie di presentarsi con un album compatto – appena 32 minuti – ma denso di idee e sfumature, che scorrono con naturalezza e senza mai dare la sensazione di riempitivo.

La produzione di Jarno Bellasio ai Theorem Studio è un valore aggiunto: suono pulito, potente e ben bilanciato, capace di valorizzare una scelta non comune, quella di utilizzare tre chitarre, imbracciate da Daniel Damioli, Davide Bogarelli e Claudio Cristini; l'intreccio delle sei corde non risulta mai ridondante, anzi, conferisce profondità e dinamismo, permettendo alla band di spaziare tra riff serrati e aperture più atmosferiche.

Uno dei punti focali resta però la voce di Hakem Belleri: nei passaggi puliti riesce a trasmettere una personalità distinta, calda e coinvolgente mentre negli scream si fa tagliente ed efficace, senza mai cadere nell’eccesso. È questa dualità che dà identità al disco e lo rende riconoscibile.

Gli inserti elettronici, presenti ad esempio in "About You, About Me", sono dosati con intelligenza: arricchiscono il tessuto sonoro senza snaturarlo, aggiungendo modernità e un tocco di originalità. Allo stesso tempo, la band dimostra di saper rallentare e scavare nelle emozioni più intime, come accade in "April’s Days", brano malinconico e delicato che apre una finestra sull’anima più introspettiva del gruppo, lontano dall'essenza più sludge e distruttiva della band come nella quasi conclusiva "Alien".

Questa capacità di muoversi con disinvoltura tra l’anima alternative e quella metalcore è forse la cifra stilistica più interessante dei Mary Was a Machine. Non si limitano a seguire i cliché del genere, ma provano a contaminare e a rendere personale la loro proposta. Il risultato è un album che si ascolta tutto d’un fiato, ma che invita a tornare indietro per cogliere i dettagli e le sfumature.

In definitiva, "Damnatio Memoriae" è un debutto convincente, che merita attenzione da parte degli appassionati e che lascia intravedere orizzonti ampi per il futuro della band. Non è solo una promessa, ma già una realtà solida, capace di coniugare energia, cura dei particolari e sensibilità artistica tramite un esordio che mette basi solide e apre prospettive interessanti.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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