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Info

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Genere:Death Metal
Anno di uscita:1988
Durata:40 min.
Etichetta:Earache

Tracklist

  1. GENITAL GRINDER
  2. REGURGITATION OF GIBLETS
  3. MAGGOT COLONY
  4. PYOSSIFIED (ROTTEN TO THE GORE)
  5. CARBONIZED EYESOCKETS
  6. FRENZIED DETRUNCATION
  7. VOMITED ANAL TRACT
  8. FESTERDAY
  9. FERMENTING INNARDS
  10. EXCRETED ALIVE
  11. SUPPURATION
  12. FOETICIDE
  13. MICROWAVED UTEROGESTATION
  14. FEAST ON DISMEMBERED CARNAGE
  15. SPLATTERED CAVITIES
  16. PSYCHOPATHOLOGIST
  17. BURNT TO A CRISP
  18. PUNGENT EXCRUCIATION
  19. MANIFESTATION ON VERRUCOSE URETHRA
  20. OXIDISED RAZOR MASTICATOR
  21. MUCUPURULENCE EXCRETOR
  22. MALIGNANT DEFECATION

Line up

  • Bill Steer: guitars
  • Jeff Walker: bass, vocals
  • Ken Owen: drums

Voto medio utenti

I Carcass si formarono a Liverpool verso la metà degli anni ’80 come creatura del chitarrista Bill Steer, il quale in quel periodo decise di distaccarsi dai Napalm Death, prima rilevante band grindcore emersa dall’underground inglese. A lui si unirono il batterista Ken Owen e, nel 1987, anche il bassista e screamer Jeff Walker che, forte dei suoi studi medici, fornì un indispensabile supporto per l’inserimento nelle liriche dell’elemento “gore” e delle più nauseanti e spaventose turpitudini.
Il benvenuto nel mondo marcio e putrescente dei Carcass dunque ci viene dato da questa pietra miliare del 1988 in cui, oltre agli elementi esemplari del grindcore quali velocità, rozzezza e assenza di melodia, si unisce anche il nichilismo estremo del primo death metal, il tutto insaporito da una agghiacciante dose di ignoranza (sia a livello compositivo, che in fase di registrazione) e da gocciolanti atmosfere da macello.
Senza dubbio al primo ascolto Reek of putrefaction risulta un disorganico e insostenibile massacro ma, nonostante l’apparente semplicità dei pezzi, i giovani musicisti segnalano già la presenza di un’attitudine ingegnosa e originale attraverso l’inserimento di riff di chitarra assolutamente indistinguibili, di assoli psicotici e di una serie di bassi sporchi e collassati che rovinano sulle orecchie passive dell’ascoltatore quasi fossero vomitati. La batteria, meno veloce e meno punk del tipico sound grindcore, si rivela imprecisa e sviante, integrandosi perfettamente all’ambiente maleodorante che la circonda, tuttavia, se si presta attenzione, i tempi si manifestano attentamente variati e organizzati con un’ottima percezione del song-writing.
L’apertura del disco è affidata alla brevissimo episodio strumentale di Genital grinder che introduce i miasmi di Regurgitation of giblets, in cui il morto vivente Walker inizia a gustare brandelli di carne corrotta, per poi proseguire sogghignando col sangue che gli cola sul mento in Maggot Colony. Si va avanti con le infezioni purulente e le ulcere, vagamente lenite da un’angusta fuga strumentale, di Pyossified, con gli sproloqui demoniaci di Vomited Anal Tract (“rectal vomit in your thorax, retch your anal tract…”), con il finale schizofrenico di Excreted alive e l’efferatezza diviene sempre più efficace negli spasmi ginecologici di Foeticide e Microwaved Uterogestation.
L’atroce banchetto prosegue, supportato a tratti dall’azione corrosiva del growl di Steer, nei rigurgiti brutali di Feast On Dismembered Carnage (“The taste of violent gorge hot on your breath, digesting the succulent corpse in your succous death…”) e nella cremazione di ogni possibile tessuto organico di Burnt to a Crisp. Il finale si affida all’ipertrofica Manifestation on Verrucose Uretra e alla raffica serrata di colpi di ascia e masticazioni grondanti sangue di Mucopurulence Excretor, per esalare l’ultimo miasma di decomposizione in Malignant Defecation.
La produzione del disco, come si è precedentemente accennato, è quanto di più barbaro una band potrebbe mai proporre. La registrazione è un insieme si sonorità smorzate e distorte e di sgradevoli brusii di sottofondo che seppelliscono il basso e rendono ancora più torbido e confuso il suono della chitarra. Il cantato è suddiviso fra i tre elementi della band che passano da timbri gutturali e cavernosi, allo scream perforante di Walker, per sprofondare in un growling tra i più puri, brutali e perversi della musica estrema.
I testi (e con essi l’artwork del disco) sono un vero e proprio campionario delle patologie più raccapriccianti e stomachevoli che si possano mai immaginare ma, oltre al palese intento di sconvolgere l’ascoltatore, contengono anche un risvolto piuttosto ironico, se teniamo presente che tutti gli elementi della band al tempo erano vegetariani!
L’inventiva, a livello dei contenuti, non viene mai meno nei Carcass i quali, anche nei successivi album (Symphony of the Sickness e Necroticism: Descanting The Insalubrio) riescono a creare un catalogo di affezioni, morbi e apocalittiche putrefazioni sempre vario e originale.
Reek of Putrefaction è un mattatoio inimitabile e perfetto, un lavoro, al di là dei limiti della produzione, assolutamente seminale che rivela un approccio sovversivo e molto profondo al metal estremo e che sarà fonte di ispirazione per numerose band.
Sebbene nei successivi album la musica dei Carcass si evolva naturalmente verso tematiche meno raccapriccianti e verso un death metal più ragionato e complesso (con l’introduzione della seconda chitarra di Mike Ammott) la sensazione che ci rimane addosso è che finché ascolteremo Reek of Putrefaction per i morti non ci sarà mai pace.
Recensione a cura di Simona Tiburtini
I tempi cambiano

Al tempo fu un come un fulmine a ciel sereno, ora faccio fatica a riascoltarlo ... il tempo passa e le mie orecchie sono sempre più delicate. Pietra migliare.

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