Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:34 min.
Etichetta:Dusktone
Distribuzione:Dusktone

Tracklist

  1. WHERE SERPENTS SLITHER THROUGH ENDLESS NIGHT
  2. FUNERAL MARCH
  3. THRONE OF OBSIDIAN FLAMES
  4. AS THE STARS SHATTER IN AGONY
  5. WHERE THE PALE MOON HANGS IN MOURNING
  6. THE FALLEN LIGHT
  7. RUINS OF A THOUSAND SUNLESS AEONS
  8. TO SURRENDER TO THE ETERNAL

Line up

  • J.M.K.P.: Everything

Voto medio utenti

I The Gloomy Radiance of the Moon sono una one-man black metal band olandese formatasi per volontà del polistrumentista J.M.K.P.. Al momento, sotto tale moniker, sono stati pubblicati un EP e tre full-length, di cui l’ultimo nel 2025: “As the Stars Shatter in Agony” (Dusktone).

“As the Stars Shatter in Agony” è un disco che intreccia atmosfere cosmiche, sinfoniche e depressive, ispirandosi a gruppi come Odium, Emperor e Limbonic Art, ma anche ai Midvinter per certe scelte melodiche. Si tratta, dunque, di un lavoro che non indulge in sinfonismi morbidi o diluiti, bensì costruisce strutture solide e incisive, in cui ciò che più emerge è lo scream acuto, malvagio ed estremamente espressivo, attraversato da forti echi melanconici che, talvolta, sfociano in ululati di disperazione.
Quel che colpisce maggiormente è il pathos dell’opera, oscillante tra il cosmico e il mistico, tra l’iconoclastia e un senso di oppressione claustrofobica, capace di dar vita a un paesaggio di insieme tanto ammaliante ed elegante quanto oscuro e inquieto.

Se un limite si può individuare, è forse la marcata vicinanza stilistica ai maestri, in particolare agli Emperor di “In the Nightside Eclipse” (1994). Tuttavia, nel complesso, i brani risultano ben strutturati, coerenti e realmente efficaci, dimostrando una notevole padronanza compositiva e una sensibilità drammatica che confermano la maturità e la bontà del progetto, espressa anche nei due precedenti album.
Forse “As the Stars Shatter in Agony” ha un taglio ancora più old-school rispetto al precedente "Hidden in the Darkness of Fallen Mastery" (2023), configurandosi come una sorta di trait d'union tra l'esordio (EP piuttosto atmosferico, ed è il lavoro che chi vi scrive predilige) e i primi due lunghi, sia in termini di produzione che compositivi… scelta che io ho gradito particolarmente.

Recensione a cura di James Curzi

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