Gli statunitensi
Internal Bleeding sono una di quelle band che non sempre sono state adeguatamente comprese. A mio avviso, si tratta invece di una formazione molto importante nell’ambito del Brutal death metal, soprattutto per quanto riguarda la variante Slam.
Ricapitolando brevemente – pur trattandosi di concetti che ho già espresso in passato –, nel 1991 con l’uscita di
"Effigy of the Forgotten" dei
Suffocation il Brutal death inizia a sperimentare l’inserimento di piccoli ma massicci breakdown ripetuti, che conferiscono alla classica andatura furiosa e poco intellegibile del genere un andamento singhiozzante, destinato in certe situazioni a deflagrare in vere e proprie strutture groovy, quasi orecchiabili.
Se il primo album propriamente classificabile come Slam brutal death metal è il capolavoro dei
Devourment,
"Molesting the Decapitated" (1999), il debutto degli
Internal Bleeding,
"Voracious Contempt" del 1995, fu probabilmente il primo a insistere in maniera massiccia sull’utilizzo di tali slam, raccogliendo e personalizzando le intuizioni dei
Suffocation.
A differenza però del gruppo di
Terrance Hobbs e degli stessi
Devourment, gli
Internal Bleeding hanno gradualmente condotto il loro Brutal – che fin dagli esordi mostrava una simile inclinazione – verso sentieri più orecchiabili, senza disdegnare strutture Groove dal songwriting talvolta quasi rockeggiante (affermazione da prendere con le pinze). In certi momenti, mi ricordano realtà come i
Broken Hope o i
Pyrexia — quest’ultimi fondamentali per lo sviluppo dello Slam in chiave groovy, basti pensare ai loro primi due LP, datati rispettivamente 1993 e 1997.
Fatte queste premesse, diamo uno sguardo al nuovo disco degli
Internal Bleeding, rilasciato nella seconda metà di ottobre 2025 sotto il patrocinio della
Maggot Stomp:
"Settle All Scores".
Con il chitarrista
Chris McCarthy a rimpiazzare stabilmente alla voce il compianto batterista e cantante
Bill Tolley (R.I.P. 2017), e l'aggiunta di
Kyle Eddy alle pelli, ci vengono offerti 29 minuti di musica impostata sui binari stilistici sopra delineati, in un equilibrio che riesce a fondere bene l’intransigenza del Brutal con un’attitudine più easy listening, affine alle sperimentazioni che da sempre contraddistinguono la band.
A mio avviso, queste due anime risultano ben bilanciate: l’album coinvolge con le sue strutture ear-catcher, mostrando di frequente trame di chitarra intriganti – soprattutto nelle deviazioni che richiamano sinistri tritoni slayeriani – e al contempo annichilisce l’ascoltatore nei momenti più devastanti, dove riffs convulsi e blast beat si uniscono in un binomio di grande impatto.
Per quanto mi riguarda,
"Settle All Scores" rappresenta un comeback ispirato, che squarcia un silenzio durato ben sette anni e sul quale gravava il non troppo riuscito
"Corrupting Influence" (2017), dimostrando che il moniker
Internal Bleeding può ancora essere sinonimo di ottimo Death metal estremo.
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