Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:58 min.
Etichetta:Metalville Records

Tracklist

  1. SWEETLIFE
  2. DO IT ALL OVER AGAIN
  3. EVERYTHING
  4. LEAP OF FAITH
  5. YOU'RE CRAZY
  6. NEVER SAY FOREVER
  7. AIRHEADS
  8. SO FAR SO GOOD
  9. EVERYBODY WANTS TO
  10. NEON PSYCHEDELIA
  11. SWEETLIFE OVERUNDERTURE
  12. DO IT ALL OVER AGAIN [AGAIN AND AGAIN MIX]

Line up

  • Andy Scott: guitars, backing vocals, vocals on tracks #4, #8
  • Steve Grant: keyboards, programming, backing vocals
  • Jeff Brown: bass, vocals
  • Bruce Bisland: drums, percussions

Voto medio utenti

Francamente prima di questa ristampa curata dalla Metalville, non conoscevo “Sweetlife”.
Eppure mi ritengo un grande estimatore degli Sweet, in particolare del periodo sfacciatamente glam, ma anche della loro versione più orientata all’hard / pomp rock.
Evidentemente nel 2002, quando uscì in origine quest’album, ero “distratto” da sonorità diverse e da tante altre formazioni emergenti, non confidando nelle qualità di questi veterani britannici del settore.
Un errore, perché la band, coagulata attorno all’irriducibile Andy Scott, si dimostrava capace di produrre musica molto accattivante, in cui l’atavico approccio glitterato di stemperava lungo traiettorie sonore diversificate, tra squarci proto-metal e suggestioni di natura adulta.
Insomma, se, per esempio, vi piacciono i Cats In Space (tra l’altro in questa versione degli Sweet trovate proprio Jeff Brown, ex membro dei Gatti nello Spazio …) e anche voi avete colpevolmente trascurato questo pregevole dischetto, il mio consiglio è di recuperarlo prontamente, allo scopo di approfondire la “storia” di questi suoni e al tempo stesso di goderne in maniera piuttosto appagante.
Si comincia con una title-track dalle raffinate coloriture blues e si prosegue con una “Do it all over again” (qui presente anche con un mix differente) che punta sulla melodia spigliata e sulle tipiche armonie vocali corali per conquistare tutti i fans del gruppo.
Le influenze AOR (qualcosa tra FM e Foreigner) si fanno più pressanti nelle pulsazioni notturne di “Everything”, mentre con “Leap of faith” il clima sonico diventa più “eterogeneo”, tra chiaroscuri elettroacustici, sequenze pianistiche e atmosfere vagamente assimilabili a certi The Who.
Una forma d’ibridazione che ritroviamo pure nella melodrammatica “You're crazy”, seguita da una “Never say forever” che piacerà pure ai cultori di Toto e Jefferson Starship e da una “Airheads” che invece riporta i nostri al periodo in cui condividevano la scena con David Bowie e Mott the Hoople.
Nelle estrosità sfarzose di “So far so good” emerge nuovamente l’influsso Bowie-esco, così come in “Everybody wants to” e “Neon psychedelia”, con i loro riff metallici e le velleità anthemiche, gli Sweet sembrano quasi voler gettare un “guanto di sfida” ai Kiss e a tutte quelle formazioni che hanno irrobustito con enorme successo i dogmi del glam-rock.
Lo strumentale “Sweetlife overunderture” aggiunge un trascurabile apporto barocco e sinfonico ad un albo che merita di essere riscoperto, o, ancor di più, “scoperto”, qualora ve lo siate perso per sconsiderata sventatezza o insensata sfiducia nei confronti di questi inossidabili e valorosi frequentatori (ancora oggi) del rockrama internazionale.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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