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Info

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Anno di uscita:1984
Durata:43 min.
Etichetta:Metal Blade

Tracklist

  1. THE TEMPTER
  2. ASSASSIN
  3. VICTIM OF THE INSANE
  4. REVELATION (LIFE OR DEATH)
  5. BASTRDS WILL PAY
  6. THE FALL OF LUCIFER
  7. ENDTIME
  8. PSALM 9
  9. TALES OF BRAVE ULYSSES

Line up

  • Eric Wagner: vocals
  • Rick Wartell: guitars
  • Bruce Franklin: guitars
  • Sean McAllister: bass
  • Jeff Olson: drums

Voto medio utenti

"The Lord Will Be A Refuge For The Oppressed, A Refuge in Times Of Trouble", Salmo 9:9 Ecco con quale immagine i Trouble fanno il loro ingresso sulle scene nel 1984, legando fin dagli esordi il proprio nome all'immagine di Christian Metal band (o White Metal), ovvero di quelle formazioni legate ideologicamente al Cristianesimo del quale portano avanti il messaggio all'interno dei propri testi. Psalm 9 apre il corso di questa formazione di Chicago, sorta nel 1979 e giunta alla presente pubblicazione 5 anni più tardi, imponendo il proprio trademark sonoro che contraddistinguerà la prima parte della discografia dei Trouble, contribuendo a consacrare tale nome tra le migliori formazioni Doom di sempre. Il sound di un disco quale Psalm 9 oltre a rappresentare una parziale rottura con l'influenza preponderante dei Black Sabbath, segna anche un nuovo capitolo all'interno del Doom al quale molte formazioni successive faranno riferimento senza mai arrivare ad ogni modo ai livelli dei Trouble stessi. L'approccio musicale ai singoli brani di Psalm 9, assolutamente personale, alterna l'incedere lento e profetico di brani quali "Victim Of The Insane" a più movimentati episodi quali la successiva "Revelation", di sabbathiana memoria, dove si manifesta maggiormente l'influenza seventies, influenza destinata ad esplodere a partire dal 1990. Le melodie e le linee di chitarra non si danno affatto per scontate e assieme alla personalissima timbrica vocale di Eric Wagner costituiscono il vero punto di forza e di distinzione dei primi Trouble, grazie anche ad un songwriting articolato ma d'impatto, come appare dall'ascolto della strumentale "Endtime". L'accoppiata musica/spiritualità religiosa, che portò nel 1985 all'abbandono a favore della seconda del batterista Jeff Olson, è l'altro aspetto che innalza il valore di questo lavoro (e dei 2 successivi): sembra di poter dire che finalizzate a predicare il verbo del Cristo (anche se i Trouble non possono certo considerarsi sotto questo aspetto al pari degli eccessi di Stryper o altri) le composizioni di Psalm 9 assumano una maggiore profondità e ispirazione. Personalmente ritengo che, pur escludendo contaminazioni emotive esterne, l'esordio dei Trouble sia un disco dalla caratura altissima, nonché dall'immenso valore storico per aver contribuito a segnare il confine oltre il quale è legittimamente possibile parlare di Doom Metal. Attualmente Plastic Green Head (1995) rappresenta l'ultimo capitolo della discografia dei Trouble, decisamente distante dal sound degli esordi e molto più vicino all'hard rock psichedelico di impostazione seventies, al quale numerose stoner rock band devono molto. La band si è comunque riunita quest anno e i lavori per le registrazioni del come back Seven sono attualmente in corso, mentre in questi anni i membri dei Trouble hanno tentato la strada con propri progetti paralleli, tra i quali spiccano gli ottimi Place Of Skulls di Ron Holzner (attualmente escluso dalla formazione del come back) , formazione che vede la presenza di Victor Griffin dei Pentagram e Scott "Wino" Weinrich.
Nota conclusiva, la traccia numero 9 "Tales Of Brave Ulysses" è la cover dello storico brano dei Cream di Eric Clapton, datato 1967.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda
Pietra Miliare

è proprio il caso di dirlo, uno di quei dischi perfetti, sotto ogni punto di vista, sbavature e "imperfezioni" comprese. Da qui in poi nulla poteva essere lo stesso, nella "metallizzazione" del Doom più classico!

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