Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:53 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. INFINITY
  2. TEARS OF THE SUN
  3. ANOTHER DAY
  4. SKIN AND BONE
  5. INNOCENT CHILD
  6. LIVE FROM THE HEART
  7. SKELETON KEY
  8. SOLID GROUND
  9. I PUSH TOO HARD
  10. OUTCRY

Line up

  • Matti Alfonzetti: vocals
  • Håkan Nilsson: guitars, backing vocals
  • Jan Lund: bass, backing vocals
  • Håkan Rangemo: drums, percussion, backing vocals
  • Jörgen Schelander: organ, keyboards, backing vocals

Voto medio utenti

Agli Sweet Freedom piace l’hard rock “classico” britannico, magari screziato di prog.
Del resto il monicker stesso della band fondata da Jörgen Schelander forniva qualche indizio in merito, ma in realtà, assieme a qualche intuibile bagliore degli Uriah Heep, in “Blind leading the blind” troverete una vera devozione per Rainbow, Deep Purple e Whitesnake.
Un’affezione tutt’altro che inusuale, oggi come ieri, particolarmente avvertita nei paesi nordici, e che portata alle estreme conseguenze può rischiare di condurre a tentativi di plagio, tanto sterili quanto impraticabili.
Fortunatamente i nostri svedesi scansano il “pericolo” e infarciscono la loro prestazione musicale di solido buongusto, di un tipo che anche i più esigenti estimatori dei suddetti giganti del settore finiranno per percepire e accogliere con favore.
Assieme alla classe compositiva, al risultato finale contribuisce pure la competenza tecnico / interpretativa ed ecco che poter contare sull’ugola “educata” ed esperta di Matti Alfonzetti (chi se lo ricorda, lungo-crinito, nelle file dei Jagged Edge?) rappresenta sicuramente uno di quei valori aggiunti da associare ad una preparazione complessiva priva di debolezze.
In sintesi, se vi piace il genere, e non v’infastidiscono le evidenti analogie espressive con chi lo ha codificato, sono certo apprezzerete il “tiro” multicolore (proprio come un Arcobaleno …) di “Infinity”, l’avvincente e pastosa linea melodica di “Tears of the sun” (con un grande Alfonzetti, capace di appianare, nella sua voce, l’annosa diatriba Coverdale / Hughes) o ancora le sfumature Porpora di “Another day”, avvolgente e pulsante, e di “Skin and bone”, dall’incedere funk-eggiante e circolare.
E sempre a proposito di riferimenti illustri, non è difficile scorgere riflessi dei Bad Company nell’hard-bluesInnocent child”, mentre “Live from the heart” mescola Led Zeppelin e Uriah Heep senza imbarazzi.
Con le scosse di funk n’ soul di “Skeleton key” si ritorna in territori cari a The Voice of Rock, mentre la nervosa “I push too hard” e, soprattutto, “Solid ground” (una sorta di Whitesnake sotto effetti lisergici) e le scorie doom-psych-prog di “Outcry” svelano il lato più “creativo” degli Sweet Freedom, quello che ritengo meriti di essere maggiormente “coltivato” nel futuro.
Tra i molti dischi fedeli alla “tradizione”, “Blind leading the blind” si distingue per un approccio espressivo che tenta di non abbandonarsi esclusivamente alla reiterazione di dogmi consolidati … magari spingersi a parlare di “evoluzione” appare ancora un po’ avventato, ma la strada intrapresa in tal senso sembra corretta.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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