La comune avventura del cantante
Franz Herde e del chitarrista
Chris Techritz prima nei Kerjer e poi nei Carrier (al loro attivo solo un paio di EP), si è consolidata nei
Kryptoportikus, che giungono al loro album d'esordio con il supporto della
Fastball Music. "
Dark Rainbow" si segnala per la presenza dietro al microfono proprio di
Franz Herde, che tra le tante esperienze alle spalle può fregiarsi di essere stato il primo cantante dei Sieges Even (e restarlo sino al 1990), si avvia con l'introduzione strumentale "
Stormy Seas", poi il compito passa a "
Imperial Machine" che apre le porte sull'immaginario Thrash Progressive che caratterizza il sound della formazione bavarese, mentre le seguenti "
Dark Rainbow" e l'articolata "
The Wanderings of Ulysses" mostrano il lato più doom ed epico dei
Kryptoportikus. Devo ammettere per quanto la componente Techno Thrash dei Sieges Even di "LifeCycle” (1988) e soprattutto di “Steps” (1990) sia qui meno marcata, se ne riesce comunque ad avvertire l'influenza, fosse anche per la presenza come ospite (uno dei tanti presenti sul disco) del loro fondatore: il bassista
Oliver Holzwarth (passato poi anche per i Blind Guardian e i Rhapsody of Fire).
Una prima frazione che si è rivelata oltremodo interessante, al più con qualche increspatura a livello di resa sonora e nella produzione, inoltre, scorrendo i titoli dei brani appena ascoltati, ma pure quelli che verranno, riconosciamo la scelta dei
Kryptoportikus (per quanto già il moniker adottato fosse più che un indizio) di ispirarsi liricamente alla storia ed alla mitologia ellenica.
Il primo dei tre episodi ispirati agli Argonauti (guidati da Giasone alla riconquista del
vello d'oro), "
Argonautica, Pt. I", fa da preludio ai modi eroici e spediti di "
Ruins of Troy", ci aspettano poi in rapida successione una chiara dichiarazione d'intenti ed una bella maledizione da parte della nota Gorgone dai serpenti al posto dei capelli, con "
Medusa's Speech" (credo a cura dell'ospite
Trina Deuhart) e "
The Curse of Medusa". Fortunatamente ne usciamo indenni, pronti a resistere all'incalzare di "
Argonautica, Pt. II" ed al pathos epico ed evocativo di "
The Oracle", ma soprattutto all'assalto thrasheggiante e battagliero (direi scontato visto il titolo del brano) di "
Sparta and Athens", infine "
Argonautica, Pt. III" chiude l'album andando a riprendere le atmosfere proprie della titletrack.
Non dobbiamo etichettare i
Kryptoportikus alla stregua di una cover band dei Sieges Even, ma - come già lasciato intendere - su "
Dark Rainbow" si torna a respirare quella piacevole atmosfera da fine anni Ottanta... e comunque è sempre un piacere ritrovare una voce così caratteristica come quella di
Herde.
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