“
Rimmar” è il nome del progetto solista di
Marco Rinaldi, chitarrista pisano che dopo tanto tempo riesce ad assemblare questa band e a dar vita alle sue composizioni. Le intenzioni sono delle migliori, e nelle influenze citate c’è il metal anni ’80, la musica elettronica e molto altro. Ascoltando e riascoltando “
Raises”, però, ci si rende subito conto che il grande problema dell’album, al netto di una buonissima produzione, sia la qualità compositiva. Le canzoni semplicemente non entusiasmano, i testi sono abbastanza innocui; le linee vocali, pur eseguite da bravi cantanti (da Lione a Kyo Calati a Mattia Fagiolo ed altri), non catturano minimamente l’attenzione, e quello che rimane, dopo 38 minuti di ascolto, è un album abbastanza anonimo, che non fa nulla per farsi ricordare. Peraltro, essendo un disco composto da un chitarrista, mi sarei aspettato particolare cura allo strumento, ma i solos sono sempre misurati e mai esagerati, per quanto di buona fattura. Niente di memorabile, ecco.
Non discuto minimamente la passione e la grande dedizione di Rinaldi, ma a me spetta solo l’arduo compito di giudicare il prodotto finito. E, sinceramente, “
Raises” non mi solleva granché.
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