Avere 7 vite, proprio come un gatto, anzi, come....
IL GATTOOOOOO!
Il Graz mi perdonerà per questa citazione, che gli appartiene “in toto” e che si riferisce ovviamente all’inossidabile
Gerrit P. Mutz, già singer dei gloriosi
Sacred Steel (tornati in pista ALLA GRANDE proprio quest’anno, dopo un lungo silenzio), ma anche frontman dei meno blasonati
Angel Of Damnation.
Il vocalist, all’interno di questo progetto, di cui fa parte dall’
esordio del 2011, si presenta al pubblico con il soprannome di “
Doomcult Messiah”, un nick inequivocabile, che lascia chiaramente intendere, sin da subito, quali saranno le coordinate stilistiche adottate dalla band, giunta al suo terzo lavoro discografico.
Ethereal Blasphemy, uscito per
Dying Victims Productions, è un onesto album doom (nell’accezione più tradizionale del termine) di buona fattura, denso di atmosfere sulfuree e claustrofobiche, di trame melodiche angoscianti, caratterizzato dalla chitarra grassa e, nel contempo, velenosa di “
Avenger”, ovvero
Daniel Chichos e da una sezione ritmica ipnotica, ma efficace, curata da
Lukas Diehl (alias "
Forcas") al basso e dal più celebre drummer,
Andreas “Neudi” Neuderth (già nei sorprendenti
Sentry, ma soprattutto, ex-
Manilla Road).
I brani che compongono il disco abbondano naturalmente di echi riconducibili agli assoluti Maestri Sacri del genere, ovvero, su tutti,
Black Sabbath (
Eternal Life In Hell,
Warning From The Sky),
Candlemass (
Evangeline, Stigmata), ma anche,
Trouble o
Solitude Aeturnus (
Lost In A Word Of Despair); tuttavia, tali influenze, sono reinterpretate in chiave moderna e all’interno di un contesto in cui, la band, tutto sommato, riesce a conservare la propria indiscussa personalità, questo é forse il merito principale degli
Angel Of Damnation.
Certo, non si può nemmeno affermare che all'interno di
Ethereal Blasphemy tutto giri alla perfezione dall’inizio alla fine perché, vi sono dei momenti in cui, i ritmi rallentano troppo e, in questi frangenti, i riffs non sono cosi incisivi come dovrebbero, di conseguenza, i Nostri sembrano un pò tirare i remi in barca; ma si tratta di attimi fugaci, dopo i quali, le composizioni riescono, immediatamente ed autonomamente, a ritrovare la retta via.
In conclusione, gli
Angel Of Damnation si rendono autori di un buon lavoro, pregno di atmosfere oscure e avvolto da un alone di mesta malignità che traspare in ogni singola traccia, anche se forse, considerando il talento dei musicisti presenti in questo progetto,
Ethereal Blasphemy si rivela un album eccessivamente lineare e prevedibile nella sua struttura; qualche guizzo in più non avrebbe guastato anzi, avrebbe reso un disco, comunque discreto, ancora migliore.
Ma, va benissimo cosi!