Nati nel lontano 2004, inizialmente come progetto solista del polistrumentista
Marios Christakis che, nel primo disco, si occupava praticamente di tutto, i greci
Braveride giungono, con
The Great Awakening, uscito per la
Rockshots Records, al quarto capitolo della loro carriera discografica.
Lo stile dei Nostri, la cui line-up è stata pesantemente rivoluzionata per l’occasione (in sostanza, rispetto all’album precedente, è rimasto solo il suddetto membro fondatore), si basa su un classico epic metal, figlio di gloriose bands del passato, come
Virgin Steele,
Omen o
Manilla Road e ripreso, ai giorni nostri, spesso e volentieri, da numerosissime realtà connazionali (quali
Sacred Outcry,
Warrior Path,
Triumpher o
Achelous, tanto per citarne alcune), infarcito di atmosfere maestose, che sembrano costituire l’ambientazione ideale per raccontare imprese avvincenti, svoltesi in epoche remote.
Il punto di forza di
The Great Awakening risiede indubbiamente nella capacità dei
Braveride di riversare, nelle singole tracce, fiumi abbondanti di magniloquenza musicale che sgorgano da trame melodiche ispirate, enfatizzate dalla chitarra ficcante, ma eclettica, di
Marios Christakis e dalla voce impetuosa del vocalist brasiliano
Marcelo Vieira, contenuti tuttavia, all’interno di solidi argini, rappresentati da una sezione ritmica arcigna, curata da
Antonis Oldgeorge alla batteria e
Wolf De Iulis al basso.
Il sound dei
Braveride si rivela incisivo anche per merito di entusiasmanti cavalcate (
Executioner, Nightmares Are Real, Gionis e, non ultima, la fomentante
Delfekor), a metà strada tra heavy e power, che sembrano voler prendere per mano l’ascoltatore, trasportandolo indietro nel tempo e rendendolo il protagonista assoluto delle memorabili gesta narrate.
L’unico rischio a cui un disco di tale elevata e costante dose di epicità potrebbe andare incontro, consiste nell’eventualità di prestare troppo il fianco a una sorta di assuefazione, con un conseguente e controproducente appiattimento del pathos, che avrebbe delle ripercussioni negative sull’intero lavoro.
Per ovviare a tale problematica, la band opta saggiamente per delle soluzioni alternative, rifugiandosi in qualche inserto di stampo neoclassico (
Unspoken Terror), ma soprattutto, in azzeccatissime influenze folk (
The Gate,
Souls Are Marching e la conclusiva
The Final Confrontation), portate al loro massimo splendore dall'inconfodibile suono pulito prodotto dalle corde di un’opportuna chitarra acustica.
Con
The Great Awakening, i
Braveride dimostrano di avere doti tecniche e qualità compositive innate, capaci di raccontare, con genuinità e trasporto emotivo, le titaniche gesta di miti, battaglie e leggende, avvenute in un tempo remoto, mettendo sempre l’ascoltatore al centro del progetto, facendolo sentire cosi, parte integrante di quanto narrato: un pò come, nei secoli scorsi, erano soliti fare i bardi (non quelli di Krefeld!)
Per cui, se vi piace il genere, buttateci un ascolto e teneteli d’occhio!