A un solo anno di distanza dal debutto
"Light of a Dead Star", i
Nehëmah tornano nel 2003 con
"Shadows from the Past..." (
Oaken Shield), confermando la loro dedizione incondizionata al Black metal più ortodosso. Se il primo album rappresentava la
"via umida" — passionale, atmosferica e intrisa di suggestioni esoteriche — questo secondo lavoro incarna la
"via secca": gelida, asciutta e ancora più radicata nella tradizione scandinava degli anni '90.
L'album si apre con
"Black Winds Over the Walls of Csejthe", un brano che stabilisce immediatamente il tono dell'opera: riff taglienti, batteria incalzante e un'atmosfera glaciale che permea l'intero disco. Tracce come
"Sønner av den Fimbulvetr" e
"Sigilum Sanctum Lycanthropia" proseguono su questa linea, offrendo un Black metal diretto e privo di compromessi ma che non disdegna passaggi melodici e cadenzati, benché sinistri. La produzione, volutamente grezza, contribuisce a creare un senso di desolazione e freddezza, richiamando le sonorità primigenie di
Darkthrone e
Mayhem.
Rispetto al debutto,
"Shadows from the Past..." mostra meno innovazione e un'estetica più austera. Tuttavia, la band riesce comunque a mantenere un alto livello qualitativo, grazie a composizioni solide e a un'interpretazione sincera del genere, persistendo inoltre in determinate divagazioni su dinamiche dilatate che preservano alcune delle situazioni ritualistiche del primo LP: contraddistinte qui da eleganti giri di basso che si impongono sul resto.
La voce di
Corven, cavernosa e distante, continua a essere un elemento distintivo, capace di veicolare un senso di alienazione e mistero.
Un elemento degno di nota è la cover di
"Call from the Grave" dei
Bathory, inserita come traccia terminale, e che testimonia l'influenza dei pionieri del genere sul sound dei
Nehëmah.
Sebbene il disco non raggiunga le vette emotive e atmosferiche del predecessore, rappresenta comunque un ascolto imprescindibile per gli appassionati del Black metal tradizionale.
In conclusione,
"Shadows from the Past..." è un'opera che, pur non apportando significative novità alla scena estrema, conferma la solidità e la coerenza artistica dei
Nehëmah. Un tributo sincero alle radici della fiamma nera, la cui bontà si riconfermerà, più o meno sul medesimo livello, nel successivo e, allo stato attuale ultimo (2025) lavoro targato
Nehëmah,
"Requiem Tenebrae" (2004).
P.S. Attualmente i
Nehëmah risultano sciolti dall'ormai lontano 2015.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?