Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:31 min.
Etichetta:Time to Kill Records

Tracklist

  1. THE MISERS
  2. THE REAL FACE
  3. EMPIRE ON FIRE
  4. CONDEMNED TO FEAR
  5. LOUD VOICES
  6. THE SLOTHFUL
  7. THE CALL OF FALLDOWN
  8. DISCONNECTION
  9. HOLD IT DOWN (MADBALL COVER)

Line up

  • M.V.: vocals
  • Luca Cocconi: guitar, choir
  • Mirco Bennati: bass, choir
  • Matteo Usberti: guitar
  • Nicolas Badiali: drum

Voto medio utenti

I Browbeat sono tornati e sono tornati con un titolo che è una chiara dichiarazione d’intenti: “Unbreakable”.
Garanzia di coerenza e qualità, nel suo piccolo la band modenese ha avuto un suo seguito e oggi approda nella scuderia Time to Kill.
Cosa aspettarsi quindi dal nuovo album in studio? Beh, pressappoco quello che hanno sempre fatto: Un Punk Hardcore Moderno, potente, ritmato, che richiama quello che fu il Metalcore prima che venisse plasmato da sonorità più vicine all’Emotional Hc o al Melodic Death Metal (Killswitch Engage, In Flames, Soilwork e compagnia cantante sono i principali artefici di questo crimine) e che oggi viene chiamato Beatdown Hardcore.

Torna un certo Groove Metal muscolare (primi Machine Head), ritmiche più vicine alla galassia Hip Hop (Biohazard) e i Madball (tra l’altro tributati con una cover in calce alla scaletta del cd) a far da collante da tutto questo.
Durata pure concisa, per gente che sa che in certi lidi non è mai il caso di tirarla troppo per le lunghe, però…
… c’è un problema che grava sull’intero lavoro impedendogli quindi di spiccare realmente in un genere sempre più inflazionato (ah, le mode…) e banale (vedasi ensemble come i Gravery), ovvero la completa mancanza di fantasia compositiva.

Per carità, si parlando di certe sonorità non è che ci si aspetti chissà che varietà o che trovate sensazionalistiche, ma nemmeno il trovarsi un lotto di canzoni con praticamente la stessa struttura e questo quindi le rende prevedibili e un po’ troppo simili tra di loro.
Poi certo, dal vivo sarà un macello incredibile sotto palco, però sorprende che una band di questa esperienza non abbia fatto caso a questo dettaglio.
Peccato, peccato davvero!



Recensione a cura di Seba Dall

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