Copertina 5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:45 min.

Tracklist

  1. INNOCUOUS
  2. MOMENTS AGO
  3. ACCOLADES
  4. AMYGDALA
  5. EMERGENT PROPERTIES
  6. GENETIC ASSIMILATION
  7. I REMAIN
  8. GOSPEL OF SAND

Line up

  • Andrew Baird: Drums
  • Kenji Tsunami: Bass
  • Chelsea Murphy: Vocals
  • Michael Ball: Guitars

Voto medio utenti

Esperimento interessante, ma purtroppo non riuscito, quello dei Tegmentum, band composta da Michael Ball alla chitarra, Chelsea Murphy (Dawn Of Ouroboros, Cailleach Calling) alla voce, Kenji Tsunami (Ontogeny, Narcotic Wasteland) al basso e Andrew Baird (Fallujah) alla batteria.

Evolvement ci propone un progressive metal (almeno cosi la band ama definire il proprio stile) talmente estremo, da sfociare in un tech-death dagli artigli decisamente affilati, che concede poco o nulla alle trame melodiche, anche se talvolta, come nel caso del singolo Accolades, oppure di I Remain compaiono inaspettatamente degli inserti di violino, o addirittura dei fiati, oppure ancora, degli arpeggi armonici di chitarra che cercano di rendere il disco più digeribile.
L’album è difatti un lavoro improntato esclusivamente su tecnicismi molto articolati, tempi dispari, ritmiche sincopate, strutture musicali complesse e mai regolari, a cui si aggiunge un timbro vocale costantemente in growl, che ne ispessisce ulteriormente l’aggressività, ma nulla più.

Questa concezione musicale, troppo intransigente, finisce per svilire un album che meritava miglior sorte, rendendolo eccessivamente distaccato e confuso (la carne al fuoco è veramente troppa), anche se alcuni fanatici dello strumento (ma proprio i più estremisti) potrebbero gioire per la sua complessità tecnica.
La proposta dei Tegmentum avrebbe potuto (e dovuto) essere sviluppata diversamente, concedendo qualcosa alle emozioni, invece, di essere incentrata solo su elementi che dovrebbero rappresentare il contorno, non l’essenza stessa, della musica. Di conseguenza, alla fine, Evolvement si rivela un disco senza cuore, di una freddezza glaciale, che non lascia nulla all’ascoltatore, se non la convinzione di avere a che fare con una band dalle enormi abilità tecniche, le quali tuttavia, rimangono fini a se stesse, senza essere messe al servizio delle composizioni.


Recensione a cura di Ettore Familiari

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