Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2022
Durata:52 min.
Etichetta:Subcontinental Extreme

Tracklist

  1. INUNDATION
  2. PLAGUES
  3. RADIATION
  4. EARTH FORCE
  5. DROUGHT

Line up

  • Otrebor: drums
  • Amalgamoth: vocals, keyboards
  • dcrf: bass
  • Luctus: guitars

Voto medio utenti

Tales of Doom and Ignorance è il quinto album degli Ophidian Forest, band progressive black metal i cui componenti si dividono tra Stati Uniti e Paesi Bassi.
Progressive è un termine che non è sempre appartenuto alla band. I connotati degli Ophidian Forest si sono delineati più chiaramente verso questa direzione proprio negli ultimi anni, una mutazione dovuta anche a qualche cambio di formazione intorno ai cardini Otrebor (batteria) e Amalgamoth (voce e tastiere) e al recente ingresso di Luctus alla chitarra.
Chi ha avuto il piacere di entrare nelle spire di VotIVe, l'album precedente pubblicato nel 2018, si sarà lasciato avvinghiare dalla proposta musicale di una band del tutto originale, ostica ma assolutamente affascinante anche per i testi, legati ai miti e alle divinità di antichi popoli germanici. Nerthus, Baduhenna, Vagdavercurtis, titoli di alcuni brani, risuonavano di un sapere antico, perduto nei tempi.. perduto nella memoria dell'uomo.
Ora però gli Ophidian Forest hanno cambiato direzione e si sono spogliati di quella veste ruvida, di quelle sonorità scarne e affilate che caratterizzavano i lavori precedenti. Tales of Doom and Ignorance è in effetti un album complesso, che nella sua musica racchiude tutto il significato profondo del concept che esprime.
Distruzione e ignoranza. Catastrofi e cataclismi in ogni epoca del passato, del presente e del futuro. Ignoranza dell'uomo, della sua incapacità di prevedere le conseguenze nefaste delle sue azioni. Gli Ophidian Forest sanno magistralmente tradurre questi temi in musica, con la loro tipica impronta asfissiante, con lunghi brani dal ritmo serrato e martellante che si aprono improvvisamente verso l'ignoto del cosmo, brani ambiziosi e complessi che attraversano diversi cambi di tempo, esplorazioni sonore e repentine virate progressive che con un tuffo al cuore sembrano quasi omaggiare i compianti Gordian Knot.
Già dal primo brano, Inundation, una valanga sonora di oltre 14 minuti, si percepisce il cambiamento, una proposta più corposa e complessa, sia nelle parti di chitarra che nelle tastiere, che pur in una dimensione così contemporanea del black metal suonano meravigliosamente “vintage”, merito di una produzione che veste perfettamente le sonorità dell'album.
Il secondo brano, Plagues, attraversa sentieri apertamente dissonanti, dove ritroviamo la consueta ostilità sonora degli Ophidian Forest. Doveroso citare anche la penultima traccia, Earth Force, con le articolate linee di basso di dcrf è il brano dall'impronta più distintamente progressive tra i cinque presenti nell'album.
L'ultimo pezzo, Drought (siccità), chiude la serie di disastri e calamità naturali con una malinconia struggente. Un senso di angoscia annichilente pervade l'ascoltatore, come chi ha aperto quel vaso di Pandora (figura cui loro stessi fanno riferimento) e si è lasciato travolgere da tutto ciò che conteneva, con l'amara consapevolezza che ormai è troppo tardi per tornare indietro.

Gli Ophidian Forest hanno confezionato un ottimo lavoro, con linee strumentali e melodiche molto più elaborate e varie. Anche la prestazione vocale di Amalgamoth risulta più incisiva. Il vago smarrimento che può cogliere l'ascoltatore neofita lascerà subito il posto all'ammirazione per questa band che ha dato vita a una proposta musicale tanto personale. Più raffinata si, o più matura se vogliamo usare un termine più inflazionato, ma senza perdere la loro identità.
Recensione a cura di Burned_byFrost

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