Copertina 8

Info

Anno di uscita:2022
Durata:37 min.
Etichetta:Heavy Psych Sounds

Tracklist

  1. PARTY MARCH
  2. A MILLION BEERS
  3. STRAWBERRY CREEK (DIRTY FEET)
  4. SPACE DUDE & THE BURN
  5. STÖNER THEME
  6. TURN IT AROUND NOW
  7. DRIVING MISS LAZY
  8. GREAT AMERICAN SAGE

Line up

  • Brant Bjork: guitar, vocals
  • Nick Oliveri: bass, vocals
  • Ryan Güt: drums

Voto medio utenti

Ad un anno di distanza dal debutto "Stoners rule", torna alla ribalta il più noto power-trio in ambito desert/stoner rock: gli Stöner.
Brant Bjork e Nick Oliveri sono vere leggende viventi del settore, grazie al loro significativo contributo a formazioni che hanno scritto la storia del genere (Kyuss, QotSA, Mondo Generator, più le Desert Sessions ed infinite altre collaborazioni). Ritrovarli insieme, con l'apporto dell'ottimo drummer Ryan Güt, è un fatto che non può non generare forti emozioni negli appassionati della musica più fuzz, assolata ed allucinata in circolazione. Con tutto il rispetto per tanti validissimi epigoni qui siamo di fronte a maestri assoluti, musicisti che negli anni '90 sono stati protagonisti della nascita di un filone che si è poi esteso ed espanso fino ad oggi grazie ad innumerevoli bands e realizzazioni discografiche.
Passiamo a parlare concretamente di musica, segnalando come il presente "Totally..." si riveli più coeso ed equilibrato rispetto al precedente lavoro. A mio avviso l'esordio era un eccellente album, ma come avevo sottolineato era composto da una serie di brani molto Bjork-oriented integrata da alcuni pezzi che parevano estratti da un titolo dei Mondo Generator. Niente di male in questo, ma si percepiva la sensazione di una integrazione stilistica ancora in divenire. Integrazione che appare assai più marcata nel nuovo capitolo, un vero viaggio attraverso le molteplici sfumature del desert-sound.
L'attacco groovy e pungente di "Party march" è da hit del genere: rocciosa ed orecchiabile, carnale e nervosa, con quel tiro aspro da radio-biker americana che stordisce con effluvi di marijuana, benzina ed alcool. Il brano più hard'n'punky realizzato finora da questa band, con il basso magnetico di Oliveri che dirige le danze in maniera pulsante. Partenza fulminante, raddoppiata dall'incedere svelto e diretto di "A million beers" che esprime quella essenziale urgenza che scuote gli istinti primordiali dei rockers duri e puri. Un pezzo tirato, incalzante, trascinante, che ricorda le migliori cose dei Queens of the Stone Age ed entusiasmerà il pubblico durante i live.
Con la torbida "Strawberry creek (dirty feet)" veniamo trasportati nel classico desert Bjorkiano: passo pigro e sinuoso, radici bluesy e granulosità sabbiosa, un episodio narcotico che deriva le sue radici da capolavori come "Welcome to Sky Valley" ma le attualizza ai tempi moderni. Grazie al suo procedere ciondolante e reiterato si rivela un sapiente esempio di desert-rock, dal timbro classico ma con sviluppo di alta qualità.
Ambiziosa la seguente "Space dude & the burn", otto minuti trippy che comprendono parti energetiche e catchy-fuzz e passaggi ipnotici e psichedelici. Immaginate una versione moderna dei Grateful Dead che jammano sotto l'effetto del peyote e lasciatevi abbagliare dal sole accecante sopra le dune, questo è ciò che definiamo suono del deserto senza compromessi. Ottima scelta di atmosfere, interessante intreccio vocale che comprende intonazioni stoner e classic-rock, buon lavoro chitarristico psicoattivo, con un finale rallentato da pura narcosi musicale.
In "Stöner theme" si sente la presenza del maestro Mario Lalli, che indirizza la canzone verso una direttrice lievemente robotica alla Fatso Jetson / Yawning Man, mentre "Turn it around now" è un solido episodio di rock stonerizzato giocato sull'insistenza del riff portante, sull'atmosfera rilassata e conturbante e sull'approccio melodico alla Masters of Reality. Meno brillante dei brani precedenti, pur se il livello rimane più che sufficiente.
Anche "Driving miss lazy" è una canzone che per i miei gusti non decolla pienamente. La voce di Oliveri garantisce quel tocco anarcoide da "road warrior" che piace sempre, c'è una buona intensità ritmica e caldo groove californiano ma lo sviluppo non evidenzia particolari sorprese. Invece, con la conclusiva "Great american sage" rientriamo nel pieno Bjork-sound: blues, stoner, desert, fusi insieme in un percorso da trip visionario. Una trasposizione del fenomeno allucinatorio della "fata Morgana", molto frequente per chi si avventura nella solitudine del Mojave, con l'aggiunta di una gustosa carica psichedelica di matrice settantiana. Se analizziamo bene, questo stile è in pratica l'evoluzione moderna delle sperimentazioni acide di Jefferson Airplane, Grateful Dead, Cactus, Gong, ecc, ed i sette minuti della canzone ne sono la chiara testimonianza. Molto fumo, molto lisergico, molto avvolgente, molto rock nella sua essenza più alternativa e psicotropa.

"Totally..." è ulteriore passo in avanti per gli Stöner. Più omogenei, più corposi, ancora più convinti e convincenti, sfruttano la loro pluridecennale esperienza ma con freschezza ed agilità, senza cullarsi sugli allori. Per gli amanti dello stoner, del desert e del buon vecchio acid-rock è uno dei top-album di questa annata.

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