Therion - Symphony Masses: Ho Drakon Ho Megas (Reissue 2022)

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2022
Durata:38 min.
Etichetta:Hammerheart Records

Tracklist

  1. BAAL REGINON
  2. DARK PRINCESS NAAMAH
  3. A BLACK ROSE (COVERED WITH TEARS, BLOOD AND ICE)
  4. SYMPHONI DRAKONIS INFERNI
  5. DAWN OF PERISHNESS
  6. THE EYE OF ECLIPSE
  7. THE RITUALDANCE OF THE YEZIDIS
  8. POWERDANCE
  9. PROCREATION OF ETERNITY
  10. HO DRAKON HO MEGAS (ACT 1: THE DRAGON THRONE)
  11. HO DRAKON HO MEGAS (ACT 2: FIRE AND ECSTASY)

Line up

  • Christofer Johnsson: vocals, guitars, keyboards
  • Magnus Barthelson: guitars
  • Andreas Wallan Wahl: bass
  • Piotr Wawrzeniuk: drums

Voto medio utenti

Chi ha seguito il corso più recente dei Therion difficilmente potrebbe credere che la band è partita da territori estremi.
Su non fate quelle facce perplesse, perché la band capitanata da Christofer Johnsson fondata nel 1988 è stata una delle band che ha contribuito a sviluppare il death metal di stampo svedese per poi evolversi a metà carriera e mutare pelle ma mantenendo una coerenza di fondo; tant’è vero che dal vivo i pezzi del passato vengono spesso riproposti tanto per non dimenticare le radici.
Ora per chi si fosse perso gli inizi di carriera dei nostri ecco che la gloriosa Hammerheart ha rispolverato i primi album rimasterizzandoli e colmando la lacuna.
Questo preso in esame è il terzo album, uscito in origine nel 1993 per la Megarock Records.
Qui il quartetto ha ancora le influenze estreme legate al death come nella opener doomy “Baal reginon” o nella pesante “Powerdance” dal riffing inconfondibile con il growl del frontman cupo e rasposo.
La melodia compare in quasi tutti i brani di questo album grazie ai riff di chitarra ma si notano qui i primi semi di quello che la band diventerà nel corso della propria crescita artistica.
Basta sentire “Dawn of perishness” che ha un riffing influenzato dal metal classico ed è godibilissima data la varietà dei cambi di tempo o la sinfonica dall’influenza arabeggiante “The ritualdance of the yezidis” con un bel tappeto di tastiere.
Ecco che l’enfasi sinfonica prende il largo con la conclusiva titletrack divisa in due parti, dove riffing oscuri si accompagnano a tastiere atmosferiche dalle melodie arcane con la voce del leader sullo sfondo mentre recita un’invocazione esoterica.
Album che non deve mancare per capire il percorso artistico della band scandinava, bella riscoperta e la rimasterizzazione curata nei Toneshed Studio non ha tolto un grammo di pesantezza.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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