L’ultima volta nella quale mi ero imbattuto in Michael Schenker era stata un esibizione del G3 (con Satriani e Roth) e, come spesso mi accade, il tornado di virtuosismi chitarristici esibito dai tre axeman alla lunga mi aveva un po’ stufato e l’iniziale entusiasmo era andato via via scemando. E’ stato quindi con parziale diffidenza che ho iniziato l’ascolto di quest’ultimo lavoro del MSG, pronto magari a qualche sbadiglio, ed invece è bastato il primo brano “No turning back” per risvegliare i miei sensi e la mia attenzione. Grande hard rock! Il buon Michael ha deciso di rituffarsi nel proprio passato e tornare ai gloriosi tempi degli Ufo, melodia e calore, e di mettere finalmente il suo enorme talento al servizio delle canzoni e non viceversa. Scovato un singer carneade (Logan) emulo di Bonnett, dalle grandi prospettive, e con una solida sezione ritmica alle spalle, il chitarrista si è sentito libero di offrire riffs ed assoli in quantità industriale e di gran classe, senza debordare in barocchismi inutili. Contenuto ed efficace. A differenza delle produzioni class-rock ottantiane, qui sono praticamente assenti le ballad romantiche strappalacrime, anche se spazi cristallini sono inseriti con abilità nei brani, vedi la stupenda “Blinded by technology” con la sua alternanza elettroacustica o il break rallentato di “Standin’ on the road” che lascia poi il posto ad un solo straordinario e ad un finale bollente. Il meglio dell’album è comunque proprio nei pezzi più hard come “Reflection on your heart” in Whitesnake-style e “Because I can”, con la band unita e compatta nel creare canzoni e non collezioni di virtuosismi.
Sinceramente io avrei sfrondato un po’ il lavoro eliminando alcune traks meno ficcanti (Roll it over, Sea of memory) perché l’hard rock commerciale perde sempre mordente sulla lunga distanza, ma evidentemente il tedesco aveva voglia di suonare….
Buon disco, dunque, non miracoloso ma molto ben interpretato e mi piace notare come anche i big del metal guardino sempre più spesso indietro negli anni per ritrovare ispirazione e creatività, magari avremo un futuro con un po’ meno tecnologia e un po’ più caldo e sporco rock.
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