Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:48 min.
Etichetta:Doc Gator Records

Tracklist

  1. AT PEACE WITH MISERY
  2. NEVER BACK DOWN
  3. NO SLAVE RELIGION
  4. HELLRYDER
  5. SLIPPING THROUGH THE SCARS
  6. NOMAD
  7. SERPENT KING
  8. MESMERIZED
  9. SILENT KILLERS

Line up

  • Derrick Kroll: drums
  • Matt Hanchuck: guitars
  • Søren Adamsen: vocals

Voto medio utenti

Nati da una collaborazione tra musicisti presenti e passati dei Wreck Defy e il cantante Søren Adamsen, conosciuto probabilmente ai più per aver fatto parte degli Artillery tra il 2007 ed il 2012 contribuendo alla stesura di due dischi, ecco presentarsi i Gutter Creek, un incrocio di sonorità tra un rock molto stradaiolo con riff che scavallano di tanto anche nel thrash metal.

La band si rifà infatti a quelle parti di chitarra un po' anni 90', con andamenti pesanti ma che non disdegnano parti melodiche, il tutto arricchito dalla voce rabbiosa e grintosa di Adamsen, che è ciò che spicca di più in tutto l'ascolto. Un po' di Motley Crue, di Motorhead, Skid Row, Grave Digger e il risultato è servito.



A volte l'esito è positivo, come nelle cariche ed adrenaliche 'At Peace With Misery' e 'Hellryder', ottime sia da ascoltare sia in un futuro show della band, che alla guida di un fuorstrada o una harley davidson nel deserto, ma in altri casi 'No Slave Religion' affossa tutto, consegnandoci un ritornello davvero spento ed inespressivo. Ascoltare 'Gutter Creek' è effettivamente un po' come andare sull'altalena, tra canzoni più ispirate ed altre meno. In un certo senso, il richiamo ai Grave Digger è sicuramente il più forte tra tutti, e anche in un senso qualitativo dato che questo altalenarsi di valore dei singoli pezzi ricorda da vicino quello che la band tedesca ha da venti anni a questa parte. 'Serpent King', 'Mesmerized', 'Slipping Through The Scars', tutte caratterizzata da una buona dose di energia, ma l'impressione arrivati a metà ascolto è proprio quella di ritrovarsi davanti alla stessa canzone leggermente rimaneggiata.

'Gutter Creek' si assicura quindi una sufficienza stiracchiata, ma non mi sento di andare più in là, dato che non è presente nessun pezzo che spicca tra gli altri e, tolti gli assoli di ottimo pregio, il dubbio di trovarsi davanti a una minestra certamente buona ma ben riscaldata alla fine di questi 48 minuti è tanta.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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