Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:47 min.
Etichetta:ROAR! Rock of Angels Records

Tracklist

  1. AGAINST THE ODDS
  2. ONE TODAY
  3. THE ESSENCE OF R’N’R
  4. OUT OF CONTROL
  5. NEVER BACK DOWN
  6. GOOD OL’ COMPANY
  7. DOWN & DIRTY
  8. ON & ON (CHAINED)
  9. LOSING MY RELIGION (BONUS TRACK)
  10. COFFEE, WHISKEY & ROCK’N ROLL
  11. HEART OF STONE

Line up

  • Jack Meille: vocals
  • Frank Pané: guitars
  • Ernesto Ghezzi: keyboards
  • Rico Bowen: bass
  • Berci Hirleman: drums

Voto medio utenti

In periodi di diffuso revival e saturazione di uscite discografiche è veramente difficile trovare dei motivi “validi” per indurre il rockofilo al contatto con i Sainted Sinners, apparentemente l’ennesimo gruppo che trae pesante ispirazione da Led Zeppelin, Deep Purple, Van Halen, Whitesnake, Scorpions e Rainbow.
Proviamoci lo stesso, perché sono fermamente convinto che la band in questione meriti una certa attenzione, in virtù di alcuni aspetti che andrò brevemente a elencare qui si seguito.
Innanzi tutto, partiamo dalle qualità tecniche … all’interno di una formazione altamente preparata in tutti i suoi effettivi, è immediato rilevare come un Frank Pané e, soprattutto, un autentico protagonista della fonazione modulata del calibro di Jack Meille non si trovino tanto facilmente nemmeno nel ricco panorama sonico contemporaneo.
E le mie valutazioni sul vocalist dei Tygers Of Pan Tang non scaturiscono (almeno non solo …) da un’ammirazione che ha origini lontane (dai tempi dei Mantra) e risvolti “campanilistici” … la verità è che ritengo Jacopo una delle migliori voci a livello internazionale nell’ambito dell’hard n’ heavy “classico” ed è sufficiente ascoltare la sua interpretazione in “Heart of stone” (una “roba” da far venire i brividi agli estimatori del miglior David Coverdale) per rendersene conto.
Passando poi al valore delle composizioni, diciamo che “Taste it” contiene una manciata di canzoni che pur non inventando davvero nulla e rivelando in maniera evidente le loro fonti ispirative primarie, suonano coinvolgenti e non fastidiosamente prevedibili, in un misto di divertimento, adrenalina e melodia (e non è questa, in fondo, per dirla alla maniera dei nostri, “The essence of R’N’R”?) che “funziona”, apparendo sufficientemente variegato e meno forzato e artefatto di tante altre analoghe situazioni espressive.
Infine, un breve commento sulla disinvoltura di una formazione che non si preoccupa della smisurata competizione ed è tanto “sfacciata” da avventurarsi addirittura nella proposizione di una cover di “Losing my religion” dei R.E.M., tentando di adattarla al genere e piegandola al gusto espressivo di un chitarrista capace di condire di piccole gustose “intuizioni” (qui, per esempio, inserisce nel contesto sonoro una fugace divagazione fusion ...) un canovaccio stilistico assolutamente consolidato.
A onor del vero, il remake non è del tutto convincente, ma piace comunque il “coraggio” di uscire dal seminato e di mettersi alla prova nonostante l’elevato coefficiente di rischio.
Insomma, i Sainted Sinners non sono dei fuoriclasse in fatto di creatività artistica e non nascondono la loro sconfinata passione per la “tradizione”, affrontata però con una maturità e una vitalità che finisce per distinguerli dalla massa. Vi ho persuaso a dar loro una chance?
Recensione a cura di Marco Aimasso

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