Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:36 min.
Etichetta:Sol Records

Tracklist

  1. THE LAND OF WILLOWS
  2. WHITE WRATH
  3. TOWERS OF FROTH
  4. THE IMMEASURABLE HYMN OF OCEAN

Line up

  • Bavragor: drums, vocals (clean)
  • St.: vocals, guitars, bass

Voto medio utenti

Nato durante le registrazioni del secondo, strepitoso, album degli Shores of Ladon, "The Horns Of Ylmir" è il debut per i Kôr, una sorta di side project di St., il quale, accompagnato dal fido Bavragor alla batteria, si occupa di tutti gli strumenti e delle voci andando a registrare un album che per l'uso della lingua inglese, per le tematiche "tolkeniane" e per le sue atmosfere ha una vita propria rispetto al capolavoro della band madre del nostro.
Cosa aspettarsi da "The Horns Of Ylmir"?
Prima di tutto grande musica.
Epica, maestosa, evocativa, mi verrebbe da dire sognante.
Poi, black metal, nella sua accezione più "poetica" ed emozionale.
I Kôr compongono un lavoro semplicemente perfetto.
Ricco di suggestione, ribollente di orgoglio, fiero nella sua vena melodica, legato a doppio filo con il concept, arricchito da un Artwork che da solo vale l'acquisto, questo è un lavoro imperdibile per chi crede ancora in valori quali coerenza, rispetto, tradizione e senso di appartenenza alla propria storia, un lavoro, dunque, che ci aiuta a capire che cosa sia la vera musica e cosa, invece, la spazzatura.
Quando il metal estremo raggiunge questo grado di purezza, quando l'ispirazione è a questi livelli, quando gli strumenti e le urla ti fanno scorrere brividi lungo la schiena, quando, per essere stringati, la musica ti entra nell'animo come in questo caso, allora non resta che lasciarsi andare, godere del potere catartico di un suono senza tempo e senza costrizioni e, per forza di cosa, applaudire al genio di chi riesce a trasformare in note il proprio più intimo sentire.
"The Horns Of Ylmir", a mio parere, è un gioiello che raccoglie al suo interno uno dei migliori omaggi che io abbia mai ascoltato nei confronti di Tolkien e del suo mondo incantato e sottilmente minaccioso che tanto ha influenzato, ed influenza, la nostra musica preferita.
Ancora una volta, l'estremo in musica emoziona perché, in fondo, le emozioni più profonde sono, per loro natura estreme e scevre da ogni falsità.
Fate assolutamente vostro questo monolite di grezza e splendente epicità.

Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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