Paradox - Heresy II: End of a Legend

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:76 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. ESCAPE FROM THE BURNING
  2. MOUNTAINS AND CAVES
  3. THE VISITORS
  4. CHILDREN OF A VIRGIN
  5. JOURNEY INTO FEAR
  6. BURYING A TREASURE
  7. A MEETING OF MINDS
  8. PRIESTLY VOWS
  9. UNHOLY CONSPIRACY
  10. A MAN OF SORROW (PROLOGUE)
  11. A MAN OF SORROW
  12. THE GREAT DENIAL
  13. END OF A LEGEND

Line up

  • Charly Steinhauer: vocals, guitars
  • Christian Münzner: guitars
  • Olly Keller: bass
  • Axel Blaha: drums

Voto medio utenti

Il capitolo “2” di album e concept di successo artistico (e non solo) è sempre un grande, grandissimo azzardo che può sì portare molto bene (“Metropolis pt II”) ma pure molto, molto male (come dimenticare “Operation Mindcrime II”?).
I Paradox sono sempre stati un gruppo nemmeno di seconda fascia, ma pure di terza e hanno sempre brancolato più o meno beatamente nell’underground.
Nel 2021 il gruppo tedesco ha deciso di dare un seguito a “Heresy” uscito nell’89 e che portò una certa fortuna al gruppo a suo tempo, giustificandone lo status di culto.

Parlando del concept che sorregge l’album è particolarmente interessante e affascinante visto che parliamo di tematiche storiche realmente accadute: la Crociata albigese. La Crociata albigese fu una sanguinosa campagna militare effettuata nel sud della Francia tra il 1209 e il 1229. Un argomento molto singolare, soprattutto se guardiamo nei meandri del Metal e trovo molto curioso il fatto che un gruppo tedesco abbia trattato questo argomento e non le Crociate del Nord che sicuramente sono più vicine al popolo germanico visto che sono state combattute da alcuni ordini monastico-militari tedeschi (i famigerati Teutoni insieme ai Cavalieri Portaspada e all’ordine Livoniano) negli attuali paesi baltici per convertire (a fil di spada) al cristianesimo le popolazioni pagane dell'area, ma disquisizioni storiche a parte è bene parlare del disco in sé e della musica in esso contenuta e di musica ne abbiamo veramente tanta visto che ha una durata che supera i settanta minuti… ma le idee sono sufficienti a giustificare una tale quantità di materiale?

Una bella domanda visto che parliamo di un lavoro che ha più di settanta minuti di musica.

Il disco è suonato (e registrato) molto bene: i suoni sono molto puliti e limpidi, le chitarre non vengono sacrificate e sono libere di macinare riffs su riffs in questa cascata di musica, le ritmiche sono veloci e le parti cantate sono quelle che più di tutte continuano ad avere un forte accento Power Metal, con tanto di cori che ben calzano in questo contesto lirico-musicale. Il risultato è quindi a metà tra il Thrash Metal attento alle melodie tipico della Bay Area e lo spigoloso Speed/Power teutonico. Peccato solo per l’eccessiva prolissità delle canzoni più lunghe che ripetono le stesse strutture, andando quindi a calare l’entusiasmo iniziale generato da molte buone intuizioni qui presenti e facendo perdere longevità a queste canzoni.

Un discreto lavoro dopo tutti questi anni di carriera da parte di un gruppo che si è sempre fatto valere nel bene e nel male: ai fans del gruppo questo disco piacerà, per tutti gli altri, beh meglio prima tastare il terreno con Spotify o servizi similari.

Recensione a cura di Seba Dall

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 nov 2021 alle 22:05

Chissà perché tutte le volte che leggo il numero "II" accanto al titolo di un disco mi viene l'orticaria? A parte i Keepers, i secondi capitoli non risultano mai riusciti come i loro predecessori e si ha la netta sensazione che vengano imposti dall'esterno, piuttosto che essere sentiti...questo disco dei Paradox non fa eccezione a questa regola purtroppo. Album comunque sufficiente e in alcuni frangenti molto gradevole, ma perchè scomodare Heresy? Apprezzabilissimo comunque il gran lavoro di chitarra che rimane la cosa più bella di questo lavoro!

Inserito il 19 nov 2021 alle 11:10

Ho sempre seguito e apprezzato i Paradox ma questo nuovo lavoro, per quanto ben realizzato e cesellato da ottimi assoli di quel mostro di Munzner, l’ho trovato troppo “polpettone”, stancante, si perde un po’ il focus della canzone forse per dover inseguire la storia raccontata.

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