Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:54 min.
Etichetta:Long Branch Records

Tracklist

  1. INFERNUM
  2. BELIEVE IN SOMETHING (YOU ARE LOST)
  3. CAST OUT FROM THE SKY
  4. SHARDS OF GLASS
  5. LUCIFER'S SUN
  6. IT IS DONE
  7. TWO HEADED SNAKE (PROPOFOL DREAMS)
  8. SLAVE TO THE MASTER
  9. DEVIL'S DEED
  10. REFLECTIONS OF THE DEAD
  11. SOULS IN THE ABYSS

Line up

  • Sal Abruscato: vocals, guitars
  • Eddie Heedles: guitars
  • Joe Taylor: guitars
  • Oddie McLaughlin: bass
  • Chris Hamilton: drums

Voto medio utenti

Quarto album per la doom band newyorkese guidata da Sal Abruscato. Formazione che si è guadagnata un buon seguito di critica e pubblico, nell'ambito stilistico più classico del genere.
Non è un mistero che il sound proposto fin dal debutto "And hell will follow me" (2011) si ispiri a numi tutelari come gli onnipresenti Black Sabbath ma soprattutto alle derivazioni gothic di Type 0 Negative e Life of Agony (dove[I] Sal[/I] ha a lungo militato come batterista). Il mood decadente, sconfortato, depressivo, promosso dai APHND è il medesimo che permeava lavori come "Bloody kisses" o "Ugly", con la differenza di qualche maggiore concessione alle vibrazioni hard e post-grunge. I loro brani si dipanano lenti e sofferti, dove l'atmosfera è gravida di amarezza e l'immaginario è quello di un pianeta in rovina popolato da una umanità ormai destinata all'oblio.
Questo "Infernum in Terra" (titolo davvero coerente) non fa eccezione rispetto alle produzioni precedenti. Se vogliamo trovare qualche anelito di novità, possiamo notare il picco grungy dell'iniziale "Believe in something (you are lost)" che ricorda alla lontana una "Black hole sun" per il suo feeling agrodolce e drammatico. Il tiro potente e gli assoli finali rendono questo episodio il più roccioso e trascinante scritto dalla band americana.
Già dalla seguente "Cast out from the sky" si torna comunque verso tematiche goth-doom e passo funereo. La voce di Sal è indubbiamente piacevole, molto malinconica e suadente, la struttura sonora è precisa, limpida, ben delineata. Il bilanciamento tra approccio melodico e substrato oscuro è sapiente ed esperto, manca però quel tocco di emotività che fa la differenza. Questa è la costante che attraversa l'intero lavoro, anche perchè i pezzi proposti sono abbastanza simili tra loro.
Certo ci sono buoni momenti, vedi l'orecchiabilità dark di "Shards of glass" (canzone di ottima eleganza riflessiva), le cadenze Sabbathiane in "Two headed snake" che richiamano il doom più ortodosso o ancora l'abissale disperazione esistenziale che emana dalla cimiteriale "Reflections of the dead" (pezzo alla Solitude Aeturnus, per intenderci), ma in generale il disco pur nella sua accuratezza appare un pò troppo didattico e canonico.

Quella dei A Pale Horse Named Death è una buona prova, matura e competente, ma nel complesso questa formazione continua a lasciarmi freddino. Mi sembra uno studente che si impegna a fondo per giungere ai livelli dei propri maestri, ma non ha ancora trovato il vero salto di qualità. Comunque, per gli appassionati di doom-gothic è un nome da tenere in debita considerazione.

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