Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:47 min.
Etichetta:Xtreem Music

Tracklist

  1. THE SUN, THE DEATH
  2. ASCENCION
  3. FEAR YOUR OWN SHADOW
  4. DEEP FALL
  5. ROTTING PARADISE
  6. CRYSTAL PALACE
  7. EARTHLY

Line up

  • Pako Deimler: all instruments
  • Dave Rotten: vocals

Voto medio utenti

Scorrendo la formazione dei Famishgod salta subito all'occhio la presenza di Dave Rotten, veterano della scena death metal spagnola a cui ha contribuito personalmente grazie all'operato di band come Avulsed e Putrevore: "Rotting Ceremony" rappresenta la terza uscita discografica del gruppo che si ripromette di rimanere ben ancorato in territori death, ma orientandosi verso le sue derive più lente e cupe. Sono sufficienti infatti le prime note dell'opener "The Sun, The Death" per capire l'aria (malsana) che tira e quanto ci aspetta per i successivi 47 minuti, ovvero un death metal dalla forte connotazione doom che si rifa al sound di formazioni quali Disembowelment o Spectral Voice, volendo citare una band più attuale. I Famishgod però non si limitano solamente a proporre brani pachidermici ed estenuanti, magari trascinati per minuti e minuti senza costrutto, ma conoscono e manipolano bene la materia musicale e sanno alternare in maniera convincente parti funeree, melodie sinistre frutto spesso di intrecci chitarristici, arpeggi inquietanti ma anche ripartenze ed accelerazioni che scongiurano il pericolo di un'eccessiva monotonia o monolicità di questo "Rotting Ceremony". Davvero sugli scudi la prova vocale di Dave, in questa sede autore di un growl corposo, cupo, primitivo che ben si addice al doom/death dei Famishgod che trae ancora maggiore efficacia dalla produzione sapientemente architettata per fare rendere al meglio i brani senza fare ricorso a suoni moderni ed eccessivamente puliti e compressi, in favore di un sound caldo e possente. Tra gli episodi migliori di "Rotting Ceremony" sicuramente vanno citate "Rotting Paradise", "Ascension", l'headbangeggiante e già citata "The Sun, The Death" posta in apertura o la "disembowelmenteggiante" "Fear Your Own Shadow", anche se va sottolineato come il disco nella sua totalità non presenti momenti di stanca o fiacca che ne appesantiscano l'ascolto.
Da neofita della band, posso dire che questo disco è stato davvero una piacevole sorpresa che continua a girare nelle cuffie anche dopo ripetuti ascolti. Se amate questo tipo di sound date una possibilità di Famishgod, penso che non resterete delusi.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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