Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:41 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. VERDERF
  2. MANIACULT
  3. IMPETUS ODI
  4. PORTAL TO VACUITY
  5. DEMENTOPHOBIA
  6. A VULGAR QUAGMIRE
  7. VERBOLGEN
  8. CEREMONIAL INEPTITUDE
  9. DRAG ME TO HELL
  10. GROTESQUE
  11. I PREDILETTI: THE FOLLY OF THE GOD

Line up

  • Sven de Caluwé: Vocals
  • Ken Bedene: Drums, Keyboards, Samples
  • Ian Jekelis: Guitars
  • Stefano Franceschini: Bass

Voto medio utenti

Dopo aver ascoltato “ManiaCult”, undicesima fatica in studio dei belgi Aborted, credo che il mio pensiero si possa efficacemente sintetizzare con la seguente frase: Sven (de Caluwé, lider maximo della band) non si è ancora stancato di tirare manganellate sui denti.

Musicalmente “ManiaCult” prosegue nel solco già tracciato dalla band coi precedenti lavori – compreso “La grande mascarade”, l’EP uscito lo scorso anno – proponendo undici canzoni death/grind (vabbè dieci se escludiamo l’interludio al piano di “Verbolgen” che ci consente di tirare il fiato fra la prima e la seconda parte del cd) con una immensa sezione ritmica sugli scudi (la coppia composta dal bassista Stefano Franceschini e dal drummer Ken Bedene va oltre il mero concetto di affiatamento, costruiscono un autentico muro sonoro sia sui tempi medi che su quelli alti) ed un riffing tagliente ed aggressivo capace però di concedere all’ascoltatore (ma anche di concedersi) brevi aperture armoniche che, in alcuni frangenti (v. “Dementophobia”) tradiscono ancora, a distanza di tanti anni dalla fondazione della band, quell’amore per i Carcass dei primi anni 90.

Liricamente parlando, “ManiaCult” è invece un concept. Gli Aborted hanno pescato nel sempre attuale immaginario horror creato dal Maestro di Providence. Francis Wayland Thurston – o Wayland il Maniaco, il protagonista di “ManiaCult” – una volta stabilito che la società è troppo marcia per continuare ad esistere impunita, decide di evocare i demoni lovecraftiani per sterminare l’umanità intera.

Preso nella sua globalità, “ManiaCult” è un disco diretto che si ascolta tutto di un fiato senza che ci si accorga dello scorrere dei minuti, che gli Aborted siano una macchina ben oliata è un dato di fatto sotto gli occhi – e le orecchie – di tutti, da “Global flatline” in poi la band ha spinto le proprie sonorità verso lidi sempre più brutali di album in album ed è lecito chiedersi se l’equilibrio oggi raggiunto sia da considerarsi l’apice di questa nuova vita oppure se esistono ancora margini di sviluppo prima che insorga la temutissima “stanchezza compositiva”, ovvero il viatico verso la ripetizione e l’autocitazione.

Sempre che Francis Wayland Thurston non riesca nel suo intento di distruggere il mondo, si intende!

Canzoni da ricordare? “Drag me to hell”, “Dementophobia”, la titletrack, “Portal to vacuity”: promettono molto bene in sede live.

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