Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:58 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. DRIVE
  2. BEAUTIFUL
  3. NEVER DREAM OF DYING
  4. SHIP OF FOOLS
  5. POVERTY
  6. FLIM FLAM MAN
  7. ONE IN A MILLION MEN
  8. LITTLE BLACK DRESS
  9. BIG MONEY LITTLE MAN
  10. RUNNING FROM THE SHADOWS
  11. NOTHING TO ME
  12. AT THE END OF THE DAY

Line up

  • Gianluca Petralia: vocals
  • Stuart Smith: guitar
  • Lynn Sorensen: bass, vocals:
  • Simon Wright: drums
  • George Barabas: keyboards
  • Mike Mangan: additional keyboards

Voto medio utenti

Chi ha bisogno dell’ennesimo disco di hard-rock “classico”? Quanti sono disposti ad accogliere benevolmente un'altra celebrazione del mito rappresentato da Led Zeppelin, Deep Purple, Rainbow e Whitesnake?
Una domanda “epocale”, inevitabile quando si affronta un disco degli Heaven & Earth di Stuart Smith, dal 2001 impegnati a sostenere con merito l’idea che un tributo alla leggenda del rock possa essere qualcosa di più che onorare un debito di riconoscenza.
Dal momento che “l'azione è nemica del pensiero”, come affermava Aristotele (ehm, in realtà la mia citazione è dovuta alla splendida Nicole Kidman de "La macchia umana", film che ho appena rivisto con molto piacere …), scaccio ogni eventuale riflessione filosofica e passo subito all’ascolto di “V”, scoprendo, ancora una volta, che la band è assolutamente credibile nella restaurazione di un suono immortale, di certo tutt’altro che imprevedibile e tuttavia in grado di garantire un’adeguata dose di emozione e diletto.
Per noi italiani forse la novità più importante dell’opera è l’ingresso in line-up del singer Gianluca Petralia, capace con il suo timbro roco e virile di non far rimpiangere il predecessore Joe Retta (mentre, per molte ragioni, anche “affettive”, la “sfida” con Kelly Keeling, voce di “Windows to the world” è un po’ più complicata …) e integrarsi piuttosto bene con una formazione “cosmopolita” di notevole spessore, pilotata con la consueta sicurezza da un chitarrista che fornisce nuovamente un’idea chiara del suo efficace percorso di apprendimento Blackmore-iano.
In questo modo, tra déjà-vu più o meno vividi, ma mai particolarmente fastidiosi, capita che dalla scaletta affiorino una possente “Drive”, le vibranti cadenze di marca Rainbow/Whitesnake concesse a “Beautiful”, la melodia adescante di “Nothing to me”, una bella “rilettura” di “Rainbow in the dark” denominata “One in a million men” o addirittura un singolare “esperimento” di contaminazione tra Kingdom Come e Muse intitolato “Never dream of dying”.
All’elenco degli pezzi degni di nota si aggiungono poi, a breve distanza, il blues-accioLittle black dress”, l’Alcatrazz-escaRunning from the shadows” e la ballata conclusiva "At the end of the day”, brani che con un pizzico di maggiore focalizzazione avrebbero potuto ottenere risultati pienamente gratificanti.
Se bramate ancora, nonostante tutto, queste sonorità “garantite”, irrorate di una buona razione d’ispirazione, “V” è un lavoro parecchio competente che conferma gli Heaven & Earth tra i più affidabili interpreti del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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