Copertina 8

Info

Anno di uscita:2021
Durata:41 min.
Etichetta:Spikerot Records

Tracklist

  1. MONASTERY
  2. CENTIRIES ASLEEP
  3. BOTTOMLESS
  4. THE TALKING MASK
  5. ASH
  6. LOSING SHAPE
  7. LOVELESS REIGN
  8. VESTIGE
  9. CRADLING OBSESSION

Line up

  • Giorgio Trombino: guitars, vocals
  • Sara Bianchin: bass
  • David Lucido: drums

Voto medio utenti

C’è tantissima voglia di doomeggiare, ed io non riesco a staccarmi da questo debutto di questa superband nostrana.
Debutto veramente eccelso con un piede poggiato interamente nei seventies sabbathiani e l’altro nei caliginosi ottanta.
Contro la calura estiva, ecco un po' di sana oscurità da parte di questo power trio che annovera membri di Assumption, Hemophagus e Messa oltre che altre svariate formazioni, qui riuniti per far tremare il terreno con un terremoto grondante distorsione.
Basta sentire l’opener elefantiaca “Monastery” dal piglio quadrato, pesante e granitico come un blocco di marmo tirato sul muso.
I riff di chitarra uniti al basso hanno quel “crunch sound” tipico del genere con riffoni grossi ed un singer che sa essere evocativo e personale senza imitare il solito Ozzy Osbourne.
Altro pezzo da novanta di questo disco la cavalcata sabbathiana “Centuries asleep”, modalità blues iperdistorto con un bel lavoro armonizzato unito ad un groove che coinvolge.
Il chorus è da cantare come bello l’intermezzo solista ricco di pathos; sul finale ecco la mazzata più lenta prima di riprendere la galoppata ciondolante.
The talking mask” ha un feeling oscuro, con un bel lavoro di chitarre e cambi di tempo.
La macchina ritmica gestita dal duo Sara Bianchin e David Lucido è precisa negli scambi, ottimo il solo.
Losing shape”, ha un piglio desertico tipico dello stoner; up tempo con un bel riffing compresso.
Un brano che aumenta il gradiente di calore colando l’asfalto e un riff posto prima del solo bollente che è semplicemente perfetto.
Loveless reign”, è un gustoso mid tempo pesante ed evocativo, ingredienti semplici ma sempre efficaci.
In questo brano si sente molto bene il tocco della bassista che fa girare a mille il suo quattro corde distorto prima del solo.
Ragazzi miei, fossero così tutti i debut; un disco che è gioia pura per chi come me ama queste sonorità e non smetterebbe mai di ascoltarlo, Doom On!!!
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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