Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:39 min.
Etichetta:ROAR! Records

Tracklist

  1. HELLRYDER
  2. SACRIFICE IN PARADISE
  3. NIGHT RIDER
  4. THE DEVIL IS A GAMBLER
  5. JEKYLL & HYDE
  6. FACELESS JESUS
  7. CHAINSAW LILLY
  8. I DIE FOR YOU
  9. BAD ATTITUDE
  10. PASSION MAKER
  11. HARDER FASTER LOUDER
  12. I DON'T WANNA DIE (BONUS TRACK)

Line up

  • Chris Boltendahl: vocals
  • Axel Ritt: guitars
  • Steven Wussow: bass
  • Timmi Breideband: drums

Voto medio utenti

Io non vado matto per i supergruppi, perché spesso hanno deluso le mie attese, o ti fanno il compitino tranquillo senza scatti ma rimanendo nella propria zona di conforto, oppure la mega ciofeca apocalittica, quasi mai il capolavoro.
Quando ho sentito che Chris Boltendhal e Axel Ritt dei Grave Digger con l’aiuto di Timmi Breideband dei Gregorian e Steven Wussow degli Orden Ogan avevano dato vita a questa superband, vedendo la copertina pensavo con timore che si fossero dati al death metal.
Timori assolutamente infondati, perché i nostri si muovono verso un heavy metal ma con influssi motorheadiani, ma lontani dalle band madri e questo è un punto a favore.
Si parte dalla moderna opener che porta il nome della band; qui l’andamento iniziale è quasi spiazzante.
Ritmiche quasi nu metal e chitarroni compressi col vocione rasposo del frontman tedesco che è scartavetrante con un chorus arrembante; la produzione è bella potente.
Sacrifice in paradise”, è un pezzo sferragliante che sarebbe piaciuto a lemmy per la velocità ed il tiro.
Il ritornello è azzeccato e i riffing hanno quel piglio che ti assalgono come un treno in corsa.
La titletrack invece è un anthem bello quadrato, possente con riffing serrati e marcia lenta ma inesorabile.
Il chorus è perfetto e sostenuto da cori e soprattutto ti si stampa direttamente in testa.
Faceless Jesus”, è un brano che sente l’influenza power/ thrash in questo mid tempo.
Le chitarre sono taglienti e serrate e le melodie scure e maligne sono percettibili anche nel cantato di Boltendahl.
Bad attitude”, è una cavalcata heavy che trascina il tutto ed è sorretta da un bel feeling hard.
Un brano che si sente un piglio sfrontato e ribelle con un solo perfetto per l’occasione.
Passion maker”, invece sembra di stare sul Sunset Strip degli anni 90, un pezzo hard rock a tutto tondo.
Il feeling blues è palpabile ed il chorus è azzeccato; pezzo coinvolgente e che ti spinge a battere il piede a tempo.
Un disco con qualche filler a dire il vero ma che convince, il quartetto non è rimasto “al caldino”, ma ha voluto giocare le proprie carte, ben fatto.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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