Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:45 min.
Etichetta:Iron Shield

Tracklist

  1. I AM THE MACHINE
  2. ALL SHALL FALL
  3. THE DAWN OF ARES
  4. CIRCLE OF LIES
  5. SHIELDS
  6. INTERCEPTORS
  7. THE PROPHET
  8. STILL TO THE FRONT
  9. THE HEALER

Line up

  • Danilo Ficicchia: drums
  • Ignazio Nicastro: bass, vocals
  • Giuseppe Taormina: guitars

Voto medio utenti

Mamma che botta di vita ragazzi! Questo secondo album dei thrashers nostrani Xenos è un bel pugno di ghisa sul muso.
Sembra di ascoltare i tempi belli del thrash tecnico di fine anni ottanta, ma con personalità.
Ebbene si, perché il trio non è il classico gruppo copia e incolla come ce ne sono a iosa nel mondo heavy metal purtroppo, ma ci mettono del loro e non vogliono assolutamente risultare nostalgici.
Il primo vigoroso schiaffone lo fa l’opener “I am the machine”, una composizione in odor di Megadeth dei tempi belli.
Brano serrato con aperture melodiche e spezzate in cavalcata che a me fanno sbavare letteralmente; alcuni riffing richiamano i Voivod per le dissonanze ma subito picchiano che è un piacere; il singer e bassista Ignazio Nicastro ha un timbro sporco e il chorus è immediato.
La titletrack viene introdotta da un arpeggio per poi ecco arrivare l’attacco armonizzato in mid tempo, ma è solo un attimo prima che il basso ci porti a fare headbanging con un assalto tellurico.
I cori sono azzeccato come i riffing di chiara derivazione Bay Area ma più aggressivi, il cambio di tempo in mid tempo è solido ed il solo aperto in armonizzazione è ben fatto.
Interceptors”, non molla la presa; riffing a grattugia e taglienti come rasoi su una sezione ritmica compatta e precisa.
Up tempo che è urticante e cattivo al punto giusto, così vuole il thrash metal con un doppio cantato che unisce toni puliti ad altri in screaming; anche qui il chorus è tutto da cantare on stage, solos godurioso nella sua brevità.
Still to the front”, arriva con un arpeggio maligno che si tramuta in un mid tempo pesantissimo e malsano.
La cattiveria traspare anche nel cantato, si sente un’ispirazione degli Slayer più sulfurei ma riletti in maniera più pesante, il solo è adeguato al brano anche se contiene una piccola dose di melodia.
Questo secondo album è un gran bel ritorno, perché pur facendo trasparire l’amore per la vecchia scuola, il terzetto da delle sonore zampate aggressive, da avere.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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