Skyliner - Dark Rivers, White Thunder

Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:50 min.
Etichetta:Alchemic Visions

Tracklist

  1. BREAK THE SURFACE
  2. DARK RIVERS, WHITE THUNDER
  3. THE GHOST MESSENGER
  4. GOD WITH NO HEAVEN
  5. CATCH A DREAM
  6. THE SINGING SHAMAN (FIRE STOMP)
  7. WINTER WITCH MOON (SPELL OF ICE)
  8. WE OF THE SHADOWS
  9. BLEED
  10. NIGHT GYPSIES
  11. I WALK ALONE

Line up

  • Ben 'The Ben' Brenner: drums
  • Jake Becker: vocals, guitars
  • Stuart Brinkman: bass

Voto medio utenti

Terzo album per gli americani Skyliner, terzetto proveniente da Jacksonville (Florida) che rispetto ai due precedenti lavori, annoverano tra le proprie fila il nuovo bassista Stuart Brinkman, che va ad affiancare i due membri storici Jake Becker (voce e chitarra) e Ben Brenner (batteria).
Il nuovo disco dei floridiani, intitolato Dark Rivers, White Thunder, si attesta sui livelli, tutto sommato accettabili, dei suoi due predecessori, attingendone tuttavia i medesimi pregi, ma anche difetti.

Partiamo dal principale aspetto negativo, ovvero il caos che regna nelle composizioni della band.
Ad un primo approccio, il nuovo arrivato in casa Skyliner si presenta, come era già avvenuto per Outsiders (2014) e Condition Black (2016), come un’accozzaglia abbastanza indefinita e confusa di diversi stili e sottogeneri, che possono essere riscontratii contemporaneamente anche all’interno dello stesso brano. Si parte da un U.S power di base, presente in quasi tutte le tracce, per poi virare verso un heavy tradizionale che strizza vistosamente l’occhio alla NWOBHM (The Singing Shaman), passando per un power tipicamente teutonico (The Ghost Messenger, Catch A Dream, We Of The Shadows), fino a giungere ai due poli opposti dell’universo metallico, ovvero da una parte il più delicato progressive (Winter Witch Moon), e dall’altra il più primordiale thrash/death (la title track, Bleed, Night Gypsies), enfatizzato da un growl non sempre opportuno.
Insomma, detta in parole povere: vanno benissimo le varie influenze musicali, che magari possono rendere il disco più completo, ma talvolta c’è la fortissima sensazione che di carne al fuoco ce ne sia davvero troppa, e soprattutto che sia mal distribuita all’interno del disco, considerando che spesso tali differenti correnti, come già detto, vengono miscelate ed inserite in maniera alquanto disordinata ed improvvisa nello stesso pezzo, dando luogo ad un sound “insipido”, non ben definito, privo di qualsivoglia forma e colore.
Emblematica a tal proposito, la conclusiva I Walk Alone, che è indubbiamente il brano migliore di quest’ultima fatica discografica, proprio grazie alla sua linearità, senza voler ricorrere a forzati e causali stili diversi che risentono dei richiami del passato.

E da qui iniziano gli aspetti positivi, perché sia chiaro che Dark Rivers, White Thunder non è assolutamente un lavoro da buttare anzi, gli Skyliner anche stavolta dimostrano di avere degli ottimi spunti e tutte le potenzialità per fare molto meglio, le qualità tecniche del terzetto non si possono certo mettere in discussione, si tratta di musicisti preparatissimi e dai gusti sopraffini, lo dimostrano lungo tutte le tracce sopra menzionate che, per quanto spesso instabili, presentano delle buone composizioni. La sezione ritmica è più solida che mai, con repentini cambi di tempo nei passaggi più progressivi, mentre la chitarra di Becker è assolutamente incisiva in ogni suo intervento, che si tratti di assoli, riffs o altri arrangiamenti.

In conclusione, Dark Rivers, White Thunder è nel complesso un album gradevole, con passaggi molto interessanti ed assai eterogenei tra loro che, se presi singolarmente, innalzerebbero indubbiamente il livello qualitativo del disco ma che, se analizzati nella totalità del lavoro, purtroppo paradossalmente lo penalizzano, proprio per la loro eccessiva poliedricità, generando inevitabilmente un sound confuso. L’eredità lasciata dai grandi del passato è presente e viene anche ben reinterpretata con personalità dai nostri, come è giusto che sia, ma spesso viene inserita in maniera del tutto casuale all’interno di questo lavoro. Come si diceva nella recensione del precedente album del combo americano, talvolta si ha la sensazione di ascoltare tutti insieme contemporaneamente Iced Earth, Motorhead, Judas Priest, Rage, Grave Digger, Gamma Ray, primissimi Queensryche ecc...per carità, parliamo di bands che hanno fatto la storia, amatissime da ogni buon metallaro che si rispetti, ma manca un vero e proprio filo conduttore che leghi questi diversi elementi; insomma, tutti pezzi del medesimo bellissimo puzzle, ma attaccati a caso!
E’ un vero peccato che, nonostante le buone intenzioni e le indubbie capacità tecniche, gli Skyliner debbano ancora vivere solamente di sporadici guizzi, senza compiere il vero e proprio salto di qualità.


Recensione a cura di Ettore Familiari

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