Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:55 min.
Etichetta:Osmose
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. REBIRTH OF THE NEMESIS
  2. LADDERS TO SUMERIA
  3. DELUGE OF DELUSIONAL DREAMS
  4. TOUCHING THE SPHERES OF SEPHIROTH
  5. GYROSCOPE
  6. DOUBLE HELIXED SCEPTRE
  7. THE SCRIBES OF KUR
  8. LEPER JERUSALEM
  9. SAND GRAIN UNIVERSE
  10. EMISSARIES AND THE MYSTERIUM MAGNUM
  11. EXTEMPORIZED OPHTALMIC RELEASE

Line up

  • Melechesh Ashmendi: voce, chitarra, basso
  • Moloch: chitarra
  • Al'Hazred: basso
  • Xul: batteria

Voto medio utenti

Ormai gli stilemi tipici del death e del black sono triti e ritriti, ecco quindi che ogni variazione sul tema è bene accetta, ovviamente a patto che ci sia del buono da ascoltare. Lo hanno fatto i Nile, farcendo di richiami all'antico Egitto il loro death metal brutale e tecnico, e lo fanno anche gli israeliani Melechesh con il loro quarto lavoro in studio "Emissaries", trattando aspetti legati all'antica cultura sumera. Decisione che sicuramente affascina per la sua esoticità, ma che è ampiamente giustificata proprio in virtù della provenienza geografica del quartetto, che in questo frangente si dimostra di una caratura decisamente notevole. E il paragone, si badi, non è certo buttato lì a caso.
L'atmosfera orientaleggiante del disco non è limitata solamente ai testi e alle tematiche trattate, ma è manifesta anche nella proposta musicale del gruppo, ossia un death pesante, a tratti brutale e che talvolta sconfina nel black, che non disdegna l'inserto di melodie e riff che fanno subito venire in mente l'aridità del deserto. La voce di Melechesh Ashmendi ha uno stile riconducibile più al black che al death, tralasciando le timbriche gutturali e puntando più su uno scream acuto e lancinante. L'opener "Rebirth Of The Nemesis" parte forte di una batteria tipicamente brutal, con la chitarra a tessere un riff furioso e vorticoso molto orientaleggiante, per poi placare la sua furia dove il rullante in levare, tipica soluzione ritmica della musica mediorientale, accentua in maggior misura la componente "etnica" del pezzo, che verso il finale raggiunge l'apice emozionale con l'inserimento di un coro in pieno stile arabeggiante.
La seguente "Ladders To Sumeria" cominica più meditata, con un riff che rispecchia alla perfezione la provenienza del gruppo, ripartendo poi con una sfuriata di doppia cassa e chitarra dall'impatto decisamente black, per regalare poi ancora una volta uno stacco da brivido. Sublime "The Scribes Of Kur", con un sitar a far scorrere più di un brivido lungo la schiena, spezzando anche l'andamento del disco, che non da tregua a chi ascolta e che continua imperterrito per la sua strada. Dopo questo piacevole intermezzo (che forse avrebbe dovuto essere leggermente accorciato) si ritorna a scapocciare selvaggiamente per le restanti tre tracce. La formula non presenta variazioni di sorta, ma una certa varietà di fondo permettere di poter ascoltare senza intoppi questo "Emissaries", che risulta così molto compatto ed omogeneo. Da notare anche la ghost track "Extemporized Ophtalmic Release", bella outro che stempera la tensione e riaccompagna lentamente alla realtà l'ascoltatore dopo un vero e proprio viaggio in terre lontane.
Come dicevo prima, il paragone con gli americanissimi ed occidentalissimi Nile non è casuale: a legarli è certamente l'amore per l'antico Oriente e le sue culture, ma ascoltando in alcuni frangenti "Emissaries", in particolare nelle sfuriate brutal, non si può non pensare al gruppo di Karl Sanders & Co. E la cosa fa molto piacere, dal momento che i Nile sono quanto di meglio potesse succedere alla scena death mondiale.
La produzione amalgama bene i suoni, creando un impatto sonoro molto incisivo e brutale, avvolgente, per cui si ha l'impressione di stare nel mezzo di un turbine, con i granelli di sabbia che volteggiano attorno a chi ascolta il disco, anche se avrebbe potuto essere tranquillamente migliore soprattutto per quel che concerne la batteria.
Beh che dire...sono stato favorevolmente colpito da questa band e dalla loro musica, anche per la loro capacità di far collimare testi e musica, riuscendo a rendere anche strumentalmente il contenuto delle lyrics. Uno gruppo che promuovo largamente e di cui andrò anche a cercare le uscite precedenti, e che consiglio caldamente a tutti gli amanti delle sonorità pesanti ma allo stesso ricercate e complesse. Sono certo che questo disco vi piacerà!
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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