Copertina 5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:46 min.
Etichetta:Wormholedeath Records

Tracklist

  1. ENTER THE PIPER
  2. HAMELN
  3. APUD OMNES HOSTES
  4. MOTHS TO A FLAME
  5. LEFT TO DIE
  6. REQUIEM
  7. FREEDOM LIES

Line up

  • Nogh: vocals, guitars
  • Carol: flute, bass

Voto medio utenti

Sono passati sei anni da quel 2014 in cui - con il debut omonimo - il duo francese Death of a Dryad andava ad ingrossare il nutrito gruppo di band dedite alle sonorità più folk ed atmosferiche del black metal ed oggi li ritroviamo con il secondo lavoro sulla lunga distanza dal titolo "Hameln".
Il disco (come facilmente intuibile) è un concept liberamente ispirato al Pifferaio magico di Hamelin e prende le sue radici da un'antica leggenda medievale il cui riferimento più antico risale al XV° secolo e narra di fatti avvenuti nel 1284.
I brani che mettono in musica la storia partono nella narrazione dal momento in cui la città di Hameln viene liberata da un'infestazione di roditori ed il Pifferaio -come ricompensa- viene tradito dai propri parenti innescando una vendetta terribile.
I Death of a Dryad cantano il punto di vista del Pifferaio che,araldo della natura stuprata e tradita dall'uomo, si ribella privando la stessa umanità del futuro: l'equilibrio può essere ristabilito solamente eliminando i bambini, la promessa di continuità della razza umana.
Ed è interessante -attraverso le liriche- assistere alla lotta interiore del Pifferaio diviso tra la sentenza che deve pronunciare e la sua volontà nonostante tutto di salvare l'umanità.

Concept assolutamente interessante che - ahimè- non trova un riscontro all'altezza nelle partiture musicali che i nostri scrivono: flauti, colpi di chitarra acustica, timpani, strumenti a corda, lunghe parti recitate vorrebbero rendere l'atmosfera cupa, rabbiosa e lacerata ma finiscono per rendere l'incedere dei brani simile ad una colonna sonora di un film tv.
L'incedere folkeggiante di tutto l'album rievoca canti di menestrelli nelle corti ("Moths to a Flame" per esempio) ma è piatto, ripetitivo, senza mordente e finisce per diventare addirittura fastidioso sulla lunga distanza.
Inattesi poi -e francamente incomprensibili dato il mood generale - gli inserti black infilati nel brano "Left to die" e mai più ripresi durante i rimanenti pezzi: mi è sembrato che la band - essendosi accorta che il lavoro aveva pochissimo a che fare con il metal in senso stretto- abbia voluto metterci dei richiami a fare da collante.

Come detto quindi: idea interessante e complessa che poteva essere sviluppata sicuramente meglio; "Hameln" è faticoso nell'ascolto e non ha purtroppo sussulti e trovate che possano invogliare a ripartire dal principio.
Aspettiamo i Death of a Dryad per il terzo e decisivo disco.

Death of a Dryad - "Hameln" (album trailer)



Recensione a cura di Alessandro Zaina

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