Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2020
Durata:66 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. PREFACE
  2. OVERTURE
  3. IN THE NAME OF THE LORD
  4. BALLYHOO (THE CHOSEN ONES)
  5. MARCH OF THE PHARISEES
  6. BUILDING A WALL
  7. SOLA INTERMEZZO
  8. OVERFLOW
  9. WARMER THAN THE SUNSHINE
  10. NEVER CHANGE
  11. SEEMINGLY SINCERE
  12. THE LIGHT ON THE ROAD TO DAMASCUS
  13. THE GLORY OF THE LORD
  14. NOW I CAN SEE/THE GREAT COMMISSION

Line up

  • Neal Morse: vocals, guitar, keyboards
  • Mike Portney: drums
  • Randy George: bass
  • Gideon Klein: strings

Voto medio utenti

Un periodo di clausura forzata può essere estremamente pericoloso per artisti come Neal Morse abituati a produrre album mastodontici a cadenza più che regolare già in tempi “di pace”.

“Sola Gratia” - incentrato sulla figura dell’apostolo Paolo - è il primo lavoro dell’artista americano registrato a distanza con i fidi Mike Portnoy e Randy George ed è legato a doppio filo a “Sola Scriptura”, uscito nel 2007 e dedicato a Martin Lutero (nonché uno dei lavori di Morse a cui sono più affezionato).

Dopo molto tempo (finalmente) si tratta di un album singolo, più canonico e scorrevole come fu “Question Mark”, non particolarmente sorprendente ma equilibrato e godibile, infarcito di riferimenti al sopraccitato “Sola Scriptura” (“Preface” è l’esempio più evidente nel suo citare “The Door”, anche se l’elenco sarebbe davvero ricco) ma attualizzato grazie all’esperta e coinvolgente scrittura di Morse (“In The Name Of The Lord”, “Warmer Than The Sunshine”, “Seemingly Sincere”) e alla performance sempre di altissimo livello della coppia Portnoy/George (“Sola Intermezzo”, la pinkfloydiana “Never Change”, “The Light On The Road To Damascus”).

In sintesi, preparatevi a un condensato di musical prog/moderno di stampo cristiano sulla scia del recente “Jesus Christ The Exorcist” (l’accoppiata finale “The Glory Of The Lord”/”Now I Can See/The Great Commission” vi può dare un’idea di quello che intendo).

Qualcuno diceva che recensire gli album di Neal Morse ormai è diventato superfluo, un’affermazione forse eccessiva ma neanche così tanto lontana dalla realtà…

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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