Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:45 min.
Etichetta:Everlasting Spew Records

Tracklist

  1. MARTYRISE
  2. THE ABSENCE OF GRIEF
  3. MISERY FORM
  4. PORTAL CLOSED

Line up

  • Marko Neuman: Vocals
  • Lauri Laaksonen: All instruments

Voto medio utenti

La Finlandia è da sempre la patria del doom metal più funereo, e pur essendo questo un genere molto chiuso e autoreferenziale, dove l’immobilismo sonoro è una qualità e dove l’innovazione è vista con sospetto, la terra dei mille laghi riesci sempre a tirare fuori novità interessanti.
I Convocation, tuttavia, non sono una novità, avendo già debuttato con il buonissimo “Scars Across” nel 2018, ed oggi tornano con il nuovo “Ashes Coalesce”, disco che, già dalle premesse, si pone come una delle migliori uscite in ambito doom di quest’anno.
Una delle qualità del sound del duo finnico è quello di riuscire a suonare pesanti ma non monolitici, ricreando atmosfere di desolazione e apocalisse grazie ad un uso sapiente delle melodie, angosciose e luttuose, come l’iniziale “Martyrise” mostra sin da subito.
Il sound della band è lento ma non lentissimo, con un riffing che sa essere cinematico nel suo essere progressivo, con citazioni di bands come Thergothon e Winter e di quel filone death doom che ha precorso la deriva funerea che dagli Skepticism in poi ha enucleato un genere nuovo di zecca.
Il songwriting dei Convocation si mostra più accessibile a chi magari non riesce a digerire i più ostici Tyranny, ma in pezzi come la monumentale “The Absence Of Grief” si raggiungono vette di oscurità e dolore fisico notevoli, anche grazie alla grande prova vocale di Marko Neuman, riportando il sound in territori lugubri e desolati, dove la devastazione sonora lascia dietro di sé solo miseria e aridità. C’è da dire che a metà canzone suonano riuscitissimi gli inserti di clean vocals e tastiere, che prendono il sopravvento, impedendo che la noia possa fare capolino durante i quasi 14 minuti della durata. Veramente un grandissimo pezzo.
Misery Form” è pura disperazione, con un arpeggio iniziale che con poche note delinea scenari di desolazione e abbandono, sempre sul punto di esplodere, così creando attesa e suspance, costantemente pervasa da un filo tensione, alimentato da clean vocals quasi sciamaniche, per un finale in crescendo che si giova di vistose influenze gotiche.
Chiude il disco la strumentale “Portal Closed”, canzone più breve del lotto e pienamente conforme al mood triste e sofferto del disco.
I Convocation ci regalano tre quarti d’ora di doom metal di qualità, ben composto e ben suonato, e con un’armonia e una coerenza interna capace di miscelare bene le diverse influenze, creando un suono che, se non originale, quantomeno risulta essere fresco e utile allo scopo. Quale? Ricreare un clima autunnale e nordico in questi afosi e assolati giorni di Luglio.


Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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