Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:37 min.

Tracklist

  1. ODDLY SHAPED SKULL
  2. SWEET TALKIN' PSYCHO
  3. APOSTATE
  4. PUZZLED
  5. THE PROBLEM WITH FRIENDS
  6. SNOWFLAKE
  7. SACRED WEAPONS
  8. FRUIT OF THE POISON TREE
  9. SPREADING THIN
  10. KILLING MACHINE

Line up

  • Mark Key: vocals, guitar
  • Marcos Morales: bass
  • Josh Paul: drums

Voto medio utenti

Primo album per il trio Dining with Dogs di Austin, Texas. Un lavoro che potremmo etichettare come noise-rock o alternative-modern metal, nella scia di Unsane, The Jesus Lizard, Young Widows o, in maniera più ampia, Neurosis. In realtà, approfondendo l'ascolto, io ci trovo tracce del robotic-rock alla Fatso Jetson ma saturato da pulsioni metal sferzanti, gelide, allucinate, come provenissero da un contesto post-industriale suburbano. Un sound tagliente, rumoroso, disturbante, con un retrogusto che ha il sapore di olio motore, di ingranaggi arrugginiti, di capannoni metropolitani con i macchinari abbandonati alla ineluttabilità del tempo.
Roba che colpisce al basso ventre, visceralità heavy, anche se gli statunitensi sono in grado di generare una certa accessibilità ultra-rock come nell'iniziale "Oddly shaped skull", dove sembra davvero di ascoltare un Mario Lalli catturato da un bad trip noise. Un pezzo che ingolosisce. Così come "Apostate", robotic-rock tirato all'estremo, una sorta di Queens of the Stone Age che giocano con i distorsori come fossero punksters di periferia. Bene anche "Puzzled", un post-rock aspro e cattivo, con la voce rissosa che sovrasta un andamento che accorpa elementi melodici. Urla feroci e riff granulosi, impatto massiccio e granitico, rock pesante senza compromessi.
Peccato che non tutto il lavoro sia di questo livello. Proseguendo, si percepisce un certo appiattimento degli schemi, una eccessiva similitudine tra i brani. "Snowflake", "Fruit of the poison tree", "Killing machine", ad esempio, non sono brutti pezzi ma ribadiscono le medesime tematiche stilistiche. Suoni aspri, industriali, spietati nella loro grezza dimensione metallica, ma eccessivamente omogenei tra di loro. Grande energia, noise a manetta, spigolosità lancinante, ma una certa sensazione di ripetitività emerge in maniera chiara. Certo, botte spezzaossa come "Sacred weapons" fanno il loro dovere di episodi da palati forti, ma si percepisce l'esigenza di una maggiore dinamicità nel songwriting.

Esordio in chiaroscuro per i Dining with Dogs, che abbondano di pesantezza e brutalità primordiale ma devono lavorare ulteriormente per un salto di qualità vincente.

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