Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:38 min.

Tracklist

  1. STRAIGHT FROM HELL
  2. HITTING ON ALL SIXES
  3. WHO DO YOU WANNA BE
  4. ONE OF A KIND
  5. NEVER CRY AGAIN
  6. LOW DOWN AND SHAKING
  7. BARN BURNER
  8. LONG GONE
  9. AWAY FROM YOU
  10. FREE IN EXILE

Line up

  • R. L. Black: vocals
  • Frank Kelly: guitar
  • Fred Crew Grrr: guitar
  • Fred Kelly: bass
  • Mat Hias: drums

Voto medio utenti

Scomparsi dai radar per circa quindici anni, i canadesi Paradise tornano improvvisamente alla ribalta con un nuovo album. Nei primi anni 2000 avevano ottenuto un certo riscontro dapprima con "Rock anthropologists on the Kon Tiki voyage" (2003) e successivamente con "Hotel" (2004), anche grazie alla collaborazione con due mostri sacri del metal mondiale come Michel "Away" Langevin e del compianto Denis "Piggy" D'Amour dei monumentali Voivod. Oggi la formazione di Montreal si ripresenta con nuova line-up, ma fortemente decisa a confermare il proprio stile: un concentrato di energia a cavallo tra l'hard rock tradizionale e le pulsioni heavy metal ottantiane.
Facile definirli "high-energy rock", perchè propongono un sound tirato e cazzuto, ricco di ritmiche trascinanti ed attitudine stradaiola, quella che piace a noi rockers di lungo corso fin dai tempi dei primi lavori degli Ac/Dc, tanto per fare un nome.
Gli americani partono con grinta e buona freschezza: la sferzante "Straight from hell" e la muscolare "Hitting on all sixes" sono rock tosti, stradaioli, con un cipiglio alla Van Halen ed ottimi ritornelli anthemici. Spicca la voce di R.L. Black, un mix di melodia ed aggressività, ma l'intera band si dimostra tutt'altro che arrugginita. Riff potenti, mid-tempo trascinanti ed energia a piene mani. Una partenza che cattura l'attenzione.
Il disco si mantiene su buoni livelli, offrendo anche una certa varietà di soluzioni. "One of a kind", ad esempio, è una semi-ballad rock con elementi metal pungenti. Brano discreto, non memorabile ma certamente dignitoso per l'atmosfera tesa ed evocativa. Troviamo altri ottimi pezzi "in-your-face" come la torrida e cattiva "Barn burner", con un retrogusto Clutch in versione metallica, così come "Away from you" che mostra invece un mood più arena-rock di matrice statunitense. Roba sparata senza riguardi per nessuno, del genere Ted Nugent o Airbourne. Maggiormente articolata a livello strumentale, "Free in exile" testimonia invece l'attitudine heavy metal del gruppo di Montreal, puro classic-HM ottantiano bombastico e diretto.
Per un gruppo assente dalle scene da lungo tempo, è un ritorno di tutto rispetto. Diretti al punto, badando al sodo, i Paradise realizzano un lavoro hard'n'heavy solido e convincente. Bentornati.

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