Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:34 min.
Etichetta:Transcending Obscurity Records

Tracklist

  1. NECROTIC VERSES
  2. MOURNING ECSTASY
  3. AS HEAVEN BLENDS WITH ROT
  4. WHEN DEATH FITS TO SKIN
  5. INTERLUDE
  6. PILLARS OF MURK
  7. MORSIMON IMAR
  8. IMMUNE TO BURIAL
  9. VISCERAL SLICE
  10. REMNANTS

Line up

  • Billy Soulas: Vocals, Bass
  • George Petousis: Guitars
  • Ilias Iliopoulos: Drums

Voto medio utenti

Passo indietro nel tempo: i Death Courier sono da considerarsi a buon titolo fra i pionieri della scena death metal ellenica. Fondati sul finire degli anni 80 dal bassista/vocalist Billy Soulas riescono a pubblicare il loro primo lavoro, “Demise”, nel 1992 per poi sparire dai radar fino al 2013 con l’uscita di “Perimortem”.

Da allora ci sono stati ancora rimescolamenti all’interno della formazione con l’ingresso dell’ex batterista dei Verminlord, Ilias Iliopoulos, e la stesura della loro terza uscita per Trascending Obscuritydal titolo “Necrotic verses”.

E che uscita! “Necrotic verses” è quella mazzata sui denti che non ti aspetti, di quelle che arrivano mentre sei distratto dal vedere video di gattini sul telefonino, dieci canzoni telluriche sparate in rapida successione che ti fanno rotolare la testa come il batacchio in una campana!
In un mix che può ricordare di volta in volta Cryptopsy, Morbid Angel, Cannibal Corpse, Blood Red Throne, vecchi Vader un lavoro che non ha la minima pretesa di innovare alcunché ma che vuole solo rotolare in avanti schiacciando quello che gli si para innanzi.
Power chords e tremolo picking, doppia cassa come se non ci fosse un domani, linee di basso vibranti: questo il leit motiv di “Necrotic verses” che in poco più di trenta minuti si prende una boccata d’aria per centoventidue secondi solo con la quinta traccia “Interlude”, l’unica in cui i greci tirano su il piede dall’acceleratore. Salvo poi riprendere il ritmo con l’ottima “Pillars”.

La conclusiva “Remnants”, la più lunga del lotto coi suoi sei minuti e passa di durata, è forse quella che più mi è rimasta in testa grazie ad un riffing tagliente ed un maggior articolazione rispetto alle precedenti che le donano una marcia in più.

“Necrotic verses” ci porta in dote una band ancora in forma; sperando di non dover attendere ancora una eternità per averli ancora fra noi.

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