Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:37 min.
Etichetta:Immigrant Species Records

Tracklist

  1. REMINISCENCE OF A TYRANT
  2. EMBRACING THE END TIMES
  3. DEFYING THE HEGEMONY
  4. AN AGE OF TURMOIL
  5. THE GREAT DYING
  6. FEEDING THE HATRED FLAME
  7. MARCH OF THE BERSERKER
  8. THE SILENT AGITATION
  9. TREMBLING THE GATES OF TREASON

Line up

  • Lars Ole Bøgel: bass
  • Morten Larsen: drums
  • Allan T. Poulsen: guitars
  • Peter Nordahn: guitars
  • Michael Aaen: vocals

Voto medio utenti

Nomen omen direbbero i latini, perché questi danesi sono feroci davvero, l’importante è non essere solo feroci e basta ma saper anche costruire bene i brani.
Questo terzo album conferma che la band manipola molto bene il genere death metal; il disco è una specie di concept album, dove il genere umano è reso schiavo in un futuro distopico causato da scelte politiche folli.
Purtroppo la line-up si è sfaldata dopo la registrazione di questo full, perdendo il cantante e batterista ma subito sostituiti ad album finito.
Già dall’opener “Reminiscence of a tyrant” si capisce che la band è devastante; riffing serrati, potenza di fuoco della sezione ritmica con un vocione gorgogliante.
A dare un pochino di fiato ci sono parti cadenzate ma dalle melodie minacciose prima di tornare a colpire duro.
Embracing the end times” è un brano che conta una sezione ritmica dai cambi di tempo fluidi che vanno dal rallentamento cadenzato a sfuriate; i riffing sono un muro impenetrabile e c’è anche un zinzinino di brutal a far capolino.
An age of turmoil”, è veloce, spedita e implacabile; la voce dell'ex singer Kasper Wendelboe è un ringhio feroce che si tramuta in un cavernoso growl.
Qui il death metal floridiano è una pietra di paragone per la formazione scandinava; i rallentamenti pesanti lasciano unghiate doom per poi passare al solo melodico in velocità.
The great dying” è potente e cadenzata, la batteria picchia senza sosta in sintonia con i riffing serrati e maligni; il brano è dinamico e nonostante la proposta brutale è vario.
Questo perché in mezzo alla proposta aggressiva ci sono aperture melodiche in sede di assolo.
The silent agitation” risolve tutto in meno di tre minuti; brano dalla telluricità di un martello pneumatico.
Il batterista è un vero fabbro ferraio, non risparmia colpi con i riff che sono un muro sonoro pesantissimo; le rullate sono precise al millimetro e con una presa groovy.
Il disco non sarà un preso come esempio innovativo del genere, ma si difende bene; la produzione potente di Tue Madsen fa brillare gli strumenti, se volete del buon death metal spaccacollo, fatelo vostro.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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