Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. OBSCENE REPRESSED
  2. NAILS
  3. BRUTUS
  4. THE STARVING BEAST
  5. SMOKE THROUGH THE SKULL
  6. IMPLORE THE NEGATIVE
  7. MUZZLE
  8. CASUAL PIECE OF MEAT
  9. SCARECROW
  10. MOM, I LOVE YOU THE WRONG WAY
  11. UNDIVIDED DISMEMBERMENT
  12. BOUND TO FACIAL PLAGUE
  13. THE ROPE
  14. GET THIS (SLIPKNOT COVER)

Line up

  • Julien Truchan: vocals (lead)
  • Pierre Arnoux: bass, vocals (backing)
  • Emmanuel Dalle: guitars
  • Kévin Paradis: drums
  • Fabien "Fack" Desgardins: guitars

Voto medio utenti

Ritorno in grande spolvero per i veterani francesi Benighted che, con il presente “Obscene Repressed”, mettono in scena il loro solito ferale e brutale death metal infettato dai germi del grindcore.
Non si notano rispetto al passato grandi cambiamenti nel sound, puntando la band da sempre sull’aggressione sonora dura e pura, anche se un appunto va subito fatto alla produzione, come al solito troppo pulita al punto da suonare artificiale. Ragazzi quando si va veloci a mille all’ora è fondamentale che la batteria non diventi un suono talmente uniforme nel quale i colpi del batterista diventano indistinguibili, suonando tutti uguali, appiattendosi. Vogliamo sentire il groove, il rimbombo sordo di ogni singolo colpo di bacchetta o di pedale e non un patapum indistinto e sempre uguale a se stesso.
Finita la polemica che, per carità, non riguarda solo i francesi ma praticamente tutte le band moderne, un altro appunto da fare è l’incapacità della band di saper cogliere il meglio dai generi di riferimento. Cosa voglio dire? Che il sound dei Benighted pur essendo nel suo complesso feroce, non riesce a rubare al brutal death metal quella capacità di scendere in basso con la voce né la capacità di spingersi veramente in là con strutture compresse e dense. La band inserisce numerosi rallentamenti nel proprio sound, rubando un po’ il mestiere ai gruppi slam, ma, ad esempio, una band come i Devourment è lontana anni luce per intensità e brutalità.
Lo stesso discorso può essere fatto per la componente grindcore/gore, il platter viaggia sì veloce ma senza sfondare il muro del suono, e le accelerazioni, supportate da un pig squealing discreto ma nulla più, non arrivano al parossismo proprio del genere.
Quando ci si muove al confine con più generi, trovare la perfetta alchimia tra le componenti, esaltandole invece che appiattirle, è artifizio assai complicato. È sicuramente difficile coniugare l’urgenza assassina del grindcore con le strutture più complesse del brutal death metal declinato in versione slam.
Quanto sto dicendo purtroppo si riverbera sul giudizio finale, relegando “Obscene Repressed” nella categoria dei dischi discreti o poco più, e non in quella dei dischi molto buoni cui avrebbe potuto ambire se avesse messo una pezza ai difetti che ho citato.
Ma siamo andati troppo avanti con i giudizi, parliamo del disco, il quale si basa su un concept horror che vede primo attore il quindicenne Michael, il quale, come il protagonista di “Red Dragon”, soffre di palatoschisi, la qual cosa lo porta ad isolarsi dal mondo e a coltivare fantasie edipiche, alimentate da una schizofrenia e una dissociazione mentale per la quale il nostro ha un solo amico immaginario, l’altro Michael presente dentro lui, la “bestia affamata” che guiderà le sue nefande azioni.
Sul disco fa la sua comparsa Jamie Jasta degli Hatebreed che canta su “Implore The Negative”, uno dei pezzi migliori insieme a “Casual Piece Of Meat”, pregno di un’atmosfera orrorifica e depravata, e “Scarecrow”, scheggia furibonda con un riffing veramente malato.
Tra le bonus track del disco è presente pure una cover, in chiave grindcore, di “Get This” degli Slipknot.
Obscene Repressed”, tornando ai giudizi, è sicuramente un buon disco nel quale gli episodi migliori sono, appunto, quelli nei quali la band riesce ad esaltare le componenti della propria musica, e sono concentrati per lo più nella parte centrale del disco, anche se ci sono un po’ troppi riempitivi che alla lunga rendono il disco inutilmente prolisso. Ma sono sicuro che ciò non spaventerà gli amanti dell'estremo.

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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