Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:42 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. NEVER GONNA LET YOU DOWN
  2. LIKE A SPINNING WHEEL
  3. TAKE ME WITH YOU
  4. SECRET IN OUR HEARTS
  5. JUST BELIEVE
  6. ABSENCE OF LIGHT
  7. ALWAYS FOREVER
  8. PRETENDING DIAMOND
  9. TURNING COLD
  10. SUPERNATURAL

Line up

  • Markku Kuikka: vocals
  • Tomi Julkunen: guitars
  • Toni Bite: guitars
  • Jukka Hoffrèn: bass
  • Miikki Kunttu: drums

Voto medio utenti

Fondati nel 2011 dai chitarristi Tomi Julkunen e Toni Bite, i finlandesi The Ragged Saints, dopo il reclutamento del cantante Markku Kuikka, del bassista Jukka Hoffrén e del batterista Miikki Kunttu, pubblicano nel 2013 il loro disco di debutto “The sound of breaking free”, raccogliendo postivi responsi da un po’ tutta la comunità melodica.
Oggi, a distanza di sette anni da quel promettente esordio, si sottopongono nuovamente all’avido e attento vaglio degli chic-rockers con questo nuovo “Sonic playground revisited”, un lavoro che sembra intenzionato a consolidare le buone doti dei nostri nel medesimo campo d’azione di “gente” del calibro di Whitesnake, Europe, Reckless Love, Ratt e Skagarack, in quella classica celebrazione di suoni yankee, copiosamente irrorati di tradizione nord-europea.
Il risultato è ampiamente godibile, il viaggio sonoro lungo sentieri già ampiamente battuti non riserva fastidiosi déjà-entendu e piace in particolare l’uso delle tastiere, che arricchiscono le trame ed elevano la raffinatezza di strutture armoniche che non dimenticano al contempo di essere grintose e adescanti.
All’interno di un programma complessivamente di pregevole livello, si segnalano le accattivanti “Never gonna let you down” e “Take me with you” e poi, soprattutto, la frizzante “Secret in our hearts”, la pulsante “Absence of light” (un incrocio tra Whitesnake e Alcatrazz), l’ariosa “Always forever” e la vigorosa e suadente “Pretending diamond” (con nuovi rimandi al leggendario Serpente Bianco), a comporre un quartetto di passaggi musicali in cui si condensano le migliori capacità espressive dei finnici.
Con la menzione di una gradevole “Turning cold”, appena un pizzico troppo prevedibile nella costruzione melodica, terminano le annotazioni su una collezione di canzoni parecchio invitanti e appaganti, che confermano le Terre del Nord come una fucina di talenti apparentemente inesauribile.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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