Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:66 min.
Etichetta:Avantgarde
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. DUAL - VOID - TRIDENT
  2. IN THE LOCUS OF BONE
  3. CO - IL - LUSION
  4. IVORY ARTERY
  5. THE FLOW OF SEETHING VISIONS
  6. THE ONE WHOSE NAME HAS NO END
  7. THE ABSOLUTE HALO IS AWAKENING
  8. EPOCH OF CYCLOSURE
  9. THE FIRE WHICH BURNS NOT
  10. RAJA NAGA - RISING
  11. DUAL - VOID - TRIDENT

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Ci sono gruppi per i quali l'aspetto musicale non è che un semplice pretesto per portare avanti il proprio messaggio. I finlandesi Dolorian ne sono un perfetto esempio, e "Voidwards" è l'opera che ne decreta le intenzioni in maniera netta e sublime. Parliamo di un album che sarebbe potuto essere un quadro come il famoso "Urlo" di Edvard Munch oppure uno dei film più surrealisti di Luis Bunuel, come "L'Angelo Sterminatore". In "Voidwards" la musica è ridotta a mezzo di trasporto delle idee, privata di ogni fronzolo e ridotta ai minimi termini pur di non interferire con la potenza espressiva del concetto. Ne risulta un lavoro volutamente semplice, ripetitivo, disperato nella sua apparente calma, circolare nel non mostrare stacchi tra le tracce, reso di fatto un unico viaggio lungo come una vita ma tetro come solo una marcia funebre può esserlo. Raramente alcune esplosioni di rabbia rompono le compozioni, lasciando per il resto del tempo il piacere dell'introspettiva all'ascoltatore, abbandonato a sé stesso senza appigli in cui trovare conforto. Le canzoni sono lunghe e dilatate, quasi tutte semiacustiche per il costante apporto di arpeggi di chitarra e psichedeliche dilatazioni. Quasi al limite dell'ambient in alcune parti che fungono da veri e propri spartiacque atti a selezionare chi proseguirà con l'ascolto e chi invece non riuscirà a continuare. "Voidwards" è un lavoro difficile e sofferto, sicuramente non da tutti, e probabilmente neanche adatto in generale a chi è appassionato di doom metal. Enormi sono infatti le differenze tra i Dolorian e i mostri sacri del genere, caratteristiche che rendono il gruppo finlandese praticamente unico e inimitabile. Non c'è un vero e proprio contesto in cui quest'album risulti vincente: ognuno sarà in grado di trovarvi la migliore collocazione in base alle proprie sofferenze, ansie, aspettative... E questo ne fa, superato il traumatico impatto iniziale, un album longevo proprio perchè portavoce di un messaggio, dell'inquietudine dell'animo umano.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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