Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:40 min.
Etichetta: Agonia Records

Tracklist

  1. MASS CRUCIFIXION OF KINGS
  2. BLIGHT AND CONQUER
  3. FALLEN FROM IVORY TOWERS
  4. THE SECOND BABEL
  5. LAMB OF THE SEVEN SINS
  6. FLAMES OF MERCILESS GODS
  7. SOVEREIGN NATION
  8. DURA LEX SED LEX
  9. IUDEX
  10. OCCULT DEN OF SNAKES

Line up

  • Giulio Moschini: guitars
  • Paolo Pieri: guitars, vocals
  • Marco Mastrobuono: bass
  • Davide "BrutalDave" Billia: drums

Voto medio utenti

Di questa grande formazione nostrana, ho un ricordo molto netto, per avermi annichilito in quel di Viadana nel lontano 2011.
Lo so, sono vecchio; ma ora me li ritrovo, con tanta esperienza accumulata sui palchi di tutta Europa e non solo, uno zoccolo duro di fans costruito negli anni grazie a integrità passione e coerenza.
Album nuovo, logo nuovo, etichetta nuova, dato che sono alla corte della sempiterna Agonia Records, ma stessa voglia di distruzione maligna.
L’apertura é affidata alla strumentale ”Mass crucifixion of kings”, pezzo magniloquente, con orchestrazioni e rumorismi di fondo che portano al successivo brano.
Blight and conquer”, é una mazzata chiodata senza pietà; partenza lenta con rullate e distruttivo blast beat e velenosi cambi di tempo con chitarroni serrati, e il vocione cavernoso di Paolo Pieri che divora il microfono.
Le chitarre si concedono anche un’apertura melodica in sede solista, per poi mitragliare all’unisono con la sezione ritmica.
The second babel”, é direttamente collegata all’illustrazione di copertina della bravissima Gyula Havancsak; una torre di Babele che porta creature infernali interdimensionali.
Apertura virtuosa, con la chitarra che svolazza melodie condite da rullate, ma é solo un breve istante, perché poi ecco la mitragliata in blast beat condotta dal grande Davide Billia( Beheaded, Antropofagus, ecc.).
Pezzo con un chorus ossessivo, che ti si ficca in testa; le chitarre ricamano riff maligni e la magniloquenza malsana é palpabile; brutalità, impatto e tecnica in un brano che squarcia la pelle come una mannaia.
Lamb of the seven sins”, é uno dei miei brani preferiti del disco; apertura serrata con un riffing melodico in sottofondo e brevi tocchi di batteria; la composizione prende quota dopo con il grande lavoro della sezione ritmica, unita alle chitarre e al vocione in growl.
I cambi di tempo fluidi, brutali ed eseguiti con particolare dovizia rendono il brano maligno, distruttivo senza voler fare prigionieri; anche qui la band mette la zampata melodica con un solo conclusivo.
Dura lex sed lex” é brutal death metal d’alta scuola; i romani non vogliono colpire l’ascoltatore, ma annichilirlo.
Basta vedere l’attacco ad alzo zero, con un up tempo con cambi velenosi e repentini; le chitarre graffiano e soprattutto i riffing dissonanti rendono ancora più feroce ed efferato il tutto.
La conclusiva ”Occult den of snake” , é un’altra perla in questo lavoro, e fa vedere che la band sa scrivere un brano di alta tensione maligna, non per forza pigiando sull’acceleratore.
Riffing nerissimo e inquietante, con un mid tempo lento, soffocante e un growl cavernoso e penetrante.
Anche qui i cambi di direzione sono la regola, ma l’intensità sprigionata dai nostri é palpabile con un solo spettacolare.
Un disco di quasi quaranta minuti, un album totale; perché l’alta scuola brutale, feroce e senza pietà dei nostri, merita di essere seguita, venerata e supportata, io comincio a mettere via i soldini, voi?
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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